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405. Francesco Sforza a Giovanni da Alessandria e ad Antonio Guidobono 1452 aprile 27 Milano

Francesco Sforza dice a Giovanni da Alessandria e ad Antonio Guidobono di aver inteso dalle loro lettere la buona disposizione del doge e del capitano. Quanto alla guerra, il loro auspicio è che duri tutto il tempo necessario per aver i loro denari e per tutto il tempo che dura la lega, vale a dire più di quattro anni. La qual cosa è esattamente il contrario di quanto egli vuole, perché una simile durata sarebbe a suo grande sfavore. Circa l'offerta da loro fatta di dare segurtà in Zenoa con un intervento finanziario di Firenze e di Milano, ciò sarebbe vergognoso, perché in conformità dei capitoli non si dovrebbe ricercare tale segurtà. A queste due risposte non vorrebbe aggiungere altro, restando in attesa di essere informato di quanto avverrà lì dopo il ritorno di Leonardo con il quale ha discusso ampiamente. Ricorda loro il già richiesto invio del padiglione, del cammello e dei barbareschi.

[ 132r] Domino Iohanni de Alexandria et Antonio de Guidobonis.
A doe vostre littere de xxi et xxii del presente, scripte insieme et separate, respondimo che tucto havimo inteso della bona dispositione del duxe et del capitano, della quale nuy siamo certissimi.
Quanto alla parte della deliberatione della guerra, quali diciti che vorriano durasse tanto quanto penereveno et stareveno ad havere li denari, dicimo che questo ne pare quello medesmo ch'è dicto alli dì passati, cioè quanto che durasse laliga, che veneria a durare per questa via questa tale restitucione più de quatro anni, che veneria ad essere pur in quello modo che domandaveno prima, cioè che durasse tanto quanto duravalaliga; siché a questa parte dicimo quello havimo dicto per le altre, che a nuy non pare, perché questo seria troppo nostro grande desfavore.
Alla parte della proferta che vuy haveti facta de dare segurtà in Zenoa, s'eI accaderà farse armata publica che li signori Firentini et nuy pagarimo quella parte ne tocarà, dicimo che questo a nuy non ne pare per niente, perché seria troppo nostro gran mancamento et vergogna; et daressemo ad intendere nuy stessi che volessemo essere mancatori dellaliga, considerato che essendo li capituli como gli sonno, non se doveria recercare tale segurtà. Et se maravigliamo per certo de vuy misser Zohanne che habiati facta profertala quale, como havimo dicto, cederia in grandissimo vituperio, mancamento et disfavore nostro. A nuy non pare de fare altra resposta a queste vostre littere, perché bastave habiamo dichiarato queste doe parte de sopra, et aspectarimo essere avisati da vuy de quanto serà seguito là per la retornata de ser Leonardo, al quale parlassemo largamente.
Se maestro Francesco Bianco non è venuto alla recevuta de questa, solicitati che vegna subito con tucte quelle cose che sapeti vuy, et se maravigliamo che non sia venuto et che ve ne habiamo scripto tante volte et che per queste vostre ultime non ne habiati scripto alcuna cosa. Recordateve de fare ne sia mandato el paviglione, el camello et li barbareschi, como per altre nostre ve habiamo scripto.
Ulterius ve avisamo che lo dì de Sancto Zorzo cavassimo fuora de Milano li nostri standardi sula campagna et havemo spazate tucte le nostre gente et comenzate ad redunarle. Venetiani hanno facto loro gente de qua alle frontere et ogni dì fanno mile mali et mile dishonestate. Nuy ve mandamo lalista dele loro gente qui inclusa, siché la vederiti et monstrareti ad chi ve pare. Mediolani, xxvii aprilis 1452.
Persanctes.
Cichus.