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445. Francesco Sforza al podestà e al capitano di Novara 1452 maggio 4 Milano

Francesco Sforza richiama il podestà e il capitano di Novara a fare attenzione alle frodi di cui si lamentano i dazieri del vino al minuto, frodi che si ripetono con grave danno sia per i dazieri che per la Camera ducale. Mentre essi (podestà e capitano) dovrebbero essere di supporto ad evitarle, si mostrano di impaccio a che cessino simili frodi, come attesta il caso successo al referendario che, avendo colto un cittadino che spacciava vino senza pagamento del dazio e volendolo costringere a dare segurtà e stare ad raxone, si scontrò con alcuni famigli del capitano, che irruppero nel suo officio e menarono via detto cittadino. Il duca non tollerando simili atti, minaccia che, se ripetuti, darà ad intendere che si è agito male e indurrà il podestà e il capitano a soddisfare del proprio i dazieri e la Camera ducale.

Potestati et capitaneo nostris Novarie.
Secondo siamo avisati, et più fiate habiamo inteso per la lamenta ce hanno facta (a) li dacieri del vino da minuto de quella nostra città del'anno presente, pare ce commetteno molto fraude, le quale, como sapeti, non solamente ritornano ad essi daciari, ma etiandio (a) la Camera nostra ad grande detrimento. Et donde voy gli doveti essergli ad favore et adiutarli, adciò esse fraude cessano et li delinquenti se puniscano, gli siti ad impedimento et, ch'è pegio, essendo ritrovato uno citadino havere venduto vino senza alcuno pagamento del dicto datio et saputa d'essi [ 145v] datiari, et volendo el referendario nostro, como li dicti datiari dicano, constringerlo a dare segurtà de stare ad raxone, secondo dispone la forma del'incanto suo, pare che certi deli famigli de ti, capitaneo, habiano presumito de andare al'officio del predicto referendario et per forza menato via, del che assay se maravegliamo et siamo malcontenti, perché simile innovatione ritornano a grande damno della prefata Camera, né ad ti apartene a fare questo. Il perché non disponando per alcuno modo de patiri ce faza simile cose, ance vogliamo che ad rasone li dicti datiari siano favoriti, volimo et ve commettimo che, per quanta haveti carala gratia nostra, non presumati in lo advenire lassare fare per li vostri simili excessi, anci ad ogni vostra possanza vogliati darge ogni adiuto et favore siano necessari et expedienti, in modo che le dicte fraude cessano né habiamo iusta caxone di dolerse, avisandove che, se altramente sentiremo ve reportareti, gli faremo tale provisione sareti malcontenti et vorestevi havere facto quello ve commandiamo et ve darimo ad intendere havereti facto male. Et ultra de ciò faremo del vostro proprio satisfare ogni damno ne patirano et essi datiari et la Camera nostra, avisandone subito della ricevuta de questa. Data Mediolani, iiii maii 1452.
Bartholomus.
Matheus.
Cichus.


(a) facta in interlinea.