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477. Francesco Sforza a Niccolò Campofregoso 1452 maggio 12 Milano

Francesco Sforza si profonde in ringraziamenti con Niccolò Campofregoso per l'invio del paveglione e della frutta. Alla notizia che Genova intende mandare un ambasciatore dal re di Aragona, il duca risponde che non è tempo di mandare detto ambasciatore, perché non sarebbe a favore della lega. Esprime un pressante sollecito perché Niccolò si intrometta per eliminare i forti contrasti che contrappongono Giovanni Filippo Fieschi al doge, e tanto turbano la comunità genovese.

Magnifico fratri et amico nostro carissimo domino Nicolao de Campofregoso, generali capitaneo Ianuensi.
Havemo ricevuto le vostre littere et il paveglione, quale ne ha mandato la vostra magnificentia et anche le soe fructe. Le quale cose ne sonno molto piaciute, et esso paveglione è molto bello et utile, et tale che seria condecente ad ogni grande signore, del che ne rengratiamo essa vostra magnificentia quanto più sapiamo et possimo, sì per rispecto aley, quale se move cossì amorevolmente [ 155r] ad mandarne delle cose soe, sì etiandio per rispecto al dono quale veramente è molto bello et ne piace grandemente. Benché per la singulare benevolentia soa verso noy et per le molte opere facte in servicio et bene nostro, et etiandio per infinite et innumerabile proferte quale ne ha facto fare, l'habiamo molto più non solamente ad rengratiare, ma gli siamo obligati et attenuti, quando a Dio piacqua, che le cose nostre sianno in megliore grado et condictione che de presenti, certamente rengratiamo essa vostra magnificentia con effecto et non con parole, perché cossì merita da noy lo intrinseco amore quale vediamo ne portati sinceramente. Nondimeno se per noy al presente se pò, se per l'avenire se poderà cosa che ve sia grata, et apiacere, vogliatine richiederne domesticamente perché non altramente farimo per vuy quanto faciamo per quello che havimo più caro fratello, como ve reputiamo. Ceterum, perché havimo inteso che novamente lì se tracta de mandare uno ambassatore al re de Ragona, dicimo cossi che a noy pare che in questo tempo non sia da mandare dicto ambassatore, perché faria grande disfavore allaliga nostra per più respecti. Et perhò confortiamo et pregamo essa vostra magnificentia che, per la usata soa grande amicitia et benevolentia verso noy, voglia operare con lo illustrte signoremisser lo duxe et con (chi) gli pare necessario che dicto ambassatore non sia mandato per veruno modo del mondo, recercando preterea de favorire le cose nostre lì, quale in tucto possiti reputare essere vostre, como haveti continuamente facto per lo passato, et siamo certi fariti per l'avenire, avisandovi che nuy siamo più certi della fede vostra et della speranza che havimo de vuy che de cadauna altra persona, quale de presenti se ritrovi essere delà. Et cossì, ex adverso, vi podeti persuadere de podere de nuy quello che possiamo nuy stessi. Preterea vi confortiamo et pregamo vogliati operarvi per levare, tolere, et sedare le differentie quale vertischono fra quello illustre signore misser lo duxe et il magnifico domino Iohanne Filippo dal Fiescho perché nuy haverimo molto accepta la concordia fra loro, rendendosse certi che ancora quello Illustre signore lo duxe ne sarà contento. Data Mediolani, xii maii 1452.
Bonifacius.
Cichus.