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492. Francesco Sforza a Corrado Sforza Fogliani 1452 maggio 21 Milano

Francesco Sforza dice al fratello Corrado Sforza Fogliani di impartire un ordine di vigilanza simile a quello dato dal marchese di Monferrato alla sua gente, ma gli vieta di attaccarla senza sua licenza. Gli ordina di mandare subito Stefano in mano di Giovanni, capitano di giustizia di Milano, provvedendo che venga là giustiziato. Al capitano di giustizia ha imposto di mandargli immediatamente Giovanni Martino e il suo famiglio, entrambi destinati all'impiccagione lì ad Alessandria. Dagli atti processuali di Giovanni Martino verrà a conoscenza di molte più cose di quelle confessate da Stefano, mentre dalle indagini di Giovanni Martino intenderà l'intesa che il marchese di Monferrato aveva con la rocca del Castellazzo. Gli ordina pertanto di andare subito da quel castellano e di imporgli di sostituire gli uomini che ha con fanti fidati. Gli renda conto di ogni mossa di Guglielmo di Monferrato.

[ 159v] Conrado de Foliano, fratri nostro carissimo.
Havimo ricevuto la toalittera et inteso quanto ne hay scripto del'ordine et commandamento che ha dato el marchexe de Monferrà alli suoy homini che se guardino, etiam dicimo che nuy siamo contenti et volimo che simili commandamenti faci ali nostri dal canto de là adciochè sapiano ancora loro como hanno a vivere, ma non volimo che contra quelle del dicto marchexe tu te movi a fare novità alcuna senza nostra licentia. Bene te dicimo como per altre nostre te havimo scripto che tu staghi attento, vigile et solicito in modo che non havesse ad sequire scandalo alcuno, perché tucto lo diffecto darissimo ad ti, advisandoti che Venetiani fanno guera bandita dal canto di qua.
Del facto de quelli fanti, che se hanno ad mettere in la citadella et de quelli altri che se hanno ad rimonere, nuy te havimo scripto la volontà nostra, como siamo certi haveray veduto alla ricevuta de questa. Siché non dicimo altro, se non che vogli exequire quanto in l'altra nostra se contene.
La examinatione de quello Stefanno havimo havuta. Volimo che subito lo mandi ad Milano in mano de domino Zohanne, nostro capitaneo de iustitia, perché intendimo che sia iustitiato a Mediolano et, per quanto hay carala gratia nostra, fa che lo mandi acompagnato in tale et sì facto modo che se conduca a salvamento a Mediolano, e che per lo camino non fosse tolto dalli suoy parenti, né da niuno altro, advisandote, Conrado, et credi certamente che in vita toa non poresti fare cosa più molestissima, dicimo bene quando tu ne amazasti uno de nostri figlioli, che quando costuy non fosse conducto in mano d'esso misser Zohanne, como havimo dicto, al quale mandaray lo processo formato contraluy. Nuy havimo (scripto) al dicto misser Zohanne che subito mandi là in toe mano quello Zohanne Martino et lo suo famiglio con lo processo formato contraloro. Li quali, gionti che siano lì, volimo che li faci impichare tucti duy per la gola in mezo della piaza de Alexandria et habi advertencia che non segua scandalo alcuno. Nuy te mandiamo qui inclusala [ 160r] copia dela examinatione del prenominato Zohanne Martino in la quale, como tu vederay, se contene assay più cose che non ha dicto et confessato lo dicto Stefano, siché poy pensare como se ritrovavano le cose dellà. Ultra ciò, in la examinatione del dicto Zohanne Martino, como tu vederay, de certo tractato ch'el marchexe de Monferrato haviva in la rocha del Castellazo, vogli, havuta questa, montare ad cavallo et andare da quello castellano et dirgli questo facto et commandagli che da qui inanzi habia altra cura de quella rocha, che non ha havuto per lo passato et che subito lasse et leve via tucti quelli fanti che luy ha al presente et toglia del'altri novi, che siano fidati et che siano delle terre et luochi nostri in loco che stia ben securo della dicta rocha. Nuy ti mandiamo qui allegata una littera de credenza per questa casone, directiva al dicto castellano, siché advisane como haveray facto.
Nuy te mandiamo qui inclusa una littera che scrivemo ad Guilielmo Giringello che il venga da nuy: volimo gli la manda per messoproprio, che l'habia in soe mane. De quanto ne hay scripto del signore Guilielmo et delle soe gente, rimanimo advisati et non dicimo altro, se non che ne vogli advisare de passo in passo de ogni suo motivo et progresso, che ne siamo bene chiari. Data in Laude Veteri, die xxi maii 1452.
Iohannes.