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512. Francesco Sforza a Giovanni Ferruffini 1452 giugno 17 apud Longhenam et Adellum

Francesco Sforza dice a Giovanni Ferruffini e ad Antonio Guidobono di non aver altro da aggiungere a quanto ha scritto loro nelle lettere precedenti. È il terzo giorno che si trovano lì e solo ieri sul tardi si fecero vivi i nemici provocando la reazione degli Sforzeschi, che li costrinsero subito a rincantucciarsi nei loro alloggiamenti. Il tutto si concluse con la cattura di Ettore Brandolino, il figlio di Cesare Martinengo e molti uomini d'arme oltre a 250 - 300 feriti. Dalle loro lettere ha appreso che il doge è rimasto contento della paga di 56 con certi patti. Sollecitino mastro Francesco Bianco a mandare a Pavia a Gracino e all'officiale delle munizioni quella quantità di piombo e di stagno da tempo richiesta.

[ 172r] Domino Iohanni Ferufino et Antonio Guidobono.
Ve havimo scripto per altre nostre, como havereti veduto, dele cose secundo che sonno successe dal canto de qua, da puoy non è acadute altro, se non che siamo venuti qui, como ve scripsimo, hogi è terzo dì: hieri al tardo li inimici monstrarono de fare vista de fare qualche cosa. Nuy sentendo questo gli fussemo adosso et tandem, vedendo che haviano mal facto, se tirarono indrieto in loro allogiamenti che sonno, se pò dire, in uno padule, quale ultra che da sé medesmo sia forte, l'hanno fortificato de fossi, sbarre. Pur, infine, deloro gli fu preso Hector Brandolino, lo figlolo de Cesare da Martinengho, et multi homini d'arme et feriti circa 250 in fino 300, et alcuni forti. Nuy andarimo tanto voltando, che vederimo cavarli delì et, se li poterimo havere alalarga, ve ne farimo sentire tale novelle che ve piaceranno. Et de quello che accaderà alla giornata ve farimo advisati.
Scrivendo questa havemo recivuto le vostre de xi, xiii et xiiii del presente et inteso quanto ne haveti scripto, che quello signor duse è rimasto contento dela pagha de 56 cum certi pacti. Et dove diciti haverne mandato per un'altra vostra la copia del mandato, ve advisamo che non havimo havuto la dicta copia. Et perché ne pare che le domande fa esso duse sopra questo facto non siano troppo excessive, volimo che gli promettati, in quello modo che megliore vi parerà, ma ne mandareti la copia del dicto mandato et ne advisareti de quello gli havimo da fare. Et questo facto, vedati de redurlo in modo che nuy habiamo effecto et non parole, et advisatine chiaramente como haveriti seguito.
Del'astrologho havimo inteso quello scriveti, et non ne acade dire altro.
Ceterum, sapeti che più dì sonno, maestro Francesco Biancho ne doveva mandare certa quantità de piombo et stagno, et ancora non l'ha mandato. Pertanto volimo ch'el sollicitati che subito lo mandi ad Pavia in mano de Gracino et del'officiale dela munitione. Data in castris nostris felicibus apud Longhenam et Adellum, die xvii iunii 1452.