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533. Francesco Sforza al doge di Genova 1452 maggio 27 Lodi Vecchio

Francesco Sforza imputa al doge una mancanza di concretezza. Alla domanda fattagli se preferisse la guerra alla pace, rispondeva la pace; e, a sua volta, chiedeva al doge che, a questo scopo, mandasse anch'egli ambasciatori con quelli fiorentini e milanesi per quella lega. Mutate le situazioni, lo Sforza l'avvertì che la pace non era più possibile ed era indispensabile prepararsi alla guerra e per questo gli mandò Giovanni Ferruffini, a cui il doge diede 30.000 ducati; da parte dei fiorentini e dei milanesi si domanda un'armata. Di tutto il richiesto non si ottenne niente. Quando i Veneziani attaccarono, il duca ebbe che una lettera molto fredda. Il duca constata che, mentre i genovesi nelle loro riunioni trattano delle vicende milanesi, a Milano si fa poco pensiero dei Genovesi. Tale indifferenza per le vicende belliche delle persone che reggono le sorti genovesi fa sì che la popolazione non comprenda che la guerra non riguarda solo i Fiorentini e i Milanesi, ma coinvolge anche loro.

[ 178v] Illustri domino duci Ianue.
Se ricordiamo per signore Leonardo et per alcuni di nostri fin in questa invernata più fiate esservi stato facto ambassata per parte della signoria vostra che nuy volessamo avisarla se havevamo intentione ad pace o ad guerra. Et ciò dicevati perché potesse quella adaptare li animi de citadini secondo li apetito et volie nostre, como quelli che eramo desyderosi de vivere in pace et in quiete, fine durasseno le pratiche della pace, in forma respondessimo che nuy desyderavamo pace, et rechiedessimo la signoria vostra mandasse ambassatori per praticharla una cum li ambassatori Fiorentini et nostri, non pareva a quella de mandarli; tucto pigliamo in bona parte, quantunque per li adversarii nostri siano continue sparse parole per le quale, nonobstante la nostraligha facta, monstravino sempre de dubitare molto pocho della signoria vostra et de quella magnifica communità. Vi avisassemo doppoy la pace non poterebe havere loco per le grandissime et inhonestissime chieste ce facevano Venetiani, et più ultra ch'el c'era forza non stare cossì, vedendo la superbia et ambitione de Venetiani et le menace che continuamente ce facevano de fare guerra; anci c'era bisongno pensare de prepararse alla defensione et offensione loro. Et per prepararse alla guerra per domino Zohanne Ferrofine la signoria vostra fo rechiesta de alcuno adiuto quale, secondo soe parole, prima essa signoria vostra haveria proferto, cioè li ducati xxx mila per essere liberati dalla guerra, quali gli forano proferti in dono et alcuni altri per interprendere la guerra cum lo marchese de Monferrato. Nuy mandassemo poy Antonio Guidobono cum dechiarare alla signoria vostral'intentione nostra quale era per questo deliberarvi nuy deguerra, como quelli che lo possevamo fare per tenore delli capituli, et cum questo non se ne facesse altra mentione per mantenere la reputatione della ligha. Et lo subsidio volevamo dalla signoria vostra et da quella magnifica communità, domandavamo solo in prestito cum cautione de rendere. Domandassemo ancora, signori Fiorentini et nuy armata per meglio defenderse et per tegnire in terrore nostri inimici; al tandem possiamo dire che delà may non s'è havuto né effecto né subsidio de [ 179r] armata, de dinaro, né de alcuna altra natura, anci trovate excusatione frivole et molte nude et longheze infinite, et piutosto essere dato carico de ogni picola cosa che sia venuta mal acconcio alla signoria vostra et ad quella magnifica communità, cum molte fiade essere sparlato de nuy contra il vero et lo devere, et esser posto da canto tucte nostre rechieste et ogni pensiero de nostro et dellaligha adiuto. Pur ancora, veduto che né per (a) nuy guerra era commenzata né ad nuy per li adversarii nostri facta, credevamo facilmente postponersi li pensieri del spendere, como se fa communamente in le communitate. Doppoy, veduto che non reusiva pensare che facessimo per havere dellà alcuno subsidio né conforto alla guerra, quale aspectavamo, mandassemo ad chiedere la signoria vostra de parere et de consiglio circa il modo havessemo a tenire per conseguire delà l'adiuto et favore debito et rasonevele per laligha habiamo insieme, stimando pur dala signoria vostra almanco quello conseguire, se adiuto fine alhora non haveva potuto dare né dicto consiglio; et pare may habiamo potuto havere, osia per diffecto de nostri che non l'habiano solicitato, osia che alla signoria vostra non sia paruto de darcello, il che a nuy à dato da pensera assay, et fatici pur uno pocho (b) mancare della speranza havevamo perché l'officio del bono amico è, dove non pò bene adiutare, almanco deve consigliare, il che non costa nulla. Pur ancora se ne passavamo cum dire, quando vederano la guerra comentiata et cognoscerano lo comune periculo, almanco alhora se svegliarano et sarano più ferventemente quello che inanci, o per non cognoscere, o per negligentia, hanno postposto, doppio (c) habiamo significato alla signoria vostra per nostra iustificatione li portamenti, li gesti et tractati de nostri inimici contra de nuy, et poy ancora habiamo significato la roptura facta contra nuy in pigliare homeni, besti et amazare et cetera per nostri inimici, et poy habiamo significato lo pigliare delle terre nostre che hanno facto dicti nostri inimici, aspectando dalla signoria vostra, o per ambassaria o per littere, delle adhortatione, delle proferte et delli conforti per tegnire nostri subditi, nostri soldati et nostri amici confortati de bona voglia et che potesserno bene sperare de essere favoriti dala signoria vostra et da quella magnifica communità. Et insomma (d) fin mò non habiamo ambassata né littera alcuna, excepto unalittera molto legiera et freda per la quale non parlate che como amici, non parlate puncto da confederati et colligati né da obligati ad rompere, como sa molto bene la signoria vostra, che è pur ancora questo canto [ 179v] et questo diffecto in tucto non vogliamo dare alla signoria vostra, forsi che piutosto procede da frigiditate de citadini; vero è che in nuy resta pur dubio grandissimo nela mente che per li nostri c'è scripto che in quella città per li citadini et in particulari et in le congregatione loro si fa grandissimo caso de questa roptura de Venetiani, et per quella communità se gli fa pocho pensiero, pocha consolatione et mancho provisione, quamvis scrivano dalla signoria vostra havere bone parole assay in generale, et forsi la signoria vostra aspecta da noy essere rechiesta. Il che sapiamo de presenti molto male fare senza vostro consiglio et appare, prima nuy vediamo delà essere facta si pocha mentione dele cose nostre che dubitamo assay, rechiedendo nuy qualche adiuto delà, non essendo consentito, dove credariamo conseguire adiuto et favore ne seguiria disfavore assay; secondariamente quando volessemo rechiedervi de armata secondo el tenore delli capituli della ligha, sapiamo non haveti le nave né le gallee opportune per fare armata condecente ad offendere inimici et darli terore, como se convegneria havere imponcto et apparechiate per tucta questa estate. Il perché non sapiamo che chiedervi né domandare, se prima dalla signoria vostra non siamo adrizati et consigliati delli modi (e) habiamo a servare como da quella che debbe molto bene intendere dove la cosa porrà reusire. Ad nuy pare che, dovendo andare la cosa in bona et rasonevele consyderatione che facilmente quelli citadini che sonno prudentissimi se debiano legieramente persuadere questa guerra, per commodo et incommodo, non spectare manco ad essi, che specti ad signori Fiorentini et nuy, et tanto più che nientemanco debbiano ancora facilmente intendere essere obligati ad defendersi et adiutarci per la colligatione dellaligha, deveno ancoralegieramente comprendere che signori Fiorentini et nuy ad questa guerra per la tutella cossì sua et del stato vostro, quanto del nostro proprio, mettimo a scotto la nostra propria persona, nostri fratelli et figlioli, lo stato, la zente et ogni nostra facultate oltra etiam la possibilitate, et signori Fiorentini gli mettino ogni loro stato, zente et possanza senza alcuno reservo. Et se quelli vostri [ 180r] citadini credessano delassare sempre stantare et marturiare altri, et loro goldere senza alcuna faticha et noya, invero seria mal pensiero; et quando le zente lo patissero per non gli potere altramente providere, debbeno credere che Dio proprio non lo patiria et gli ne mandarà de male quando vogliano fare cossì pocho concepto del compagno. Et perché è commune diffecto di populi et de communitate de moversi invito, et disconciarse per adiutare el compagno, sta alla signoria vostra preponerli el dovere suo, l'honere, lo debito et la obligatione dellaligha et farli manifesti li periculi sotto quali sono quando, per non favorire et adiutare la ligha, la capitasse male. Siché concludendo, la signoria vostra me consiglia et avisami delli modi ho ad servare per conseguire da quella magnifica città quello debito adiuto et favore che se debbe, ricordando a quella che lo bene et l'adiuto nostro serà tucto ad tranquilitate et riposso suo, et e contra, quando le cose nostre andasseno male, la signoria vostra et quella magnifica communità serà la prima che ne porti la pena. Nuy scrivemo ad nostri che sonno là, sì per la magnifica communitate de Fiorenza quanto per nuy, che dicano et faciano in questa materia quello et quanto parerà alla signoria vostra, dalla quale se rendimo certi serano meglio adrizati che seriano da nuy medesmi quando fossemo là cum la nostra propria persona. Nuy vogliamo pur vivere cum questa bona opinione della signoria vostra, maxime fine a tanto vederimo da quella essere abandonati senza nostra casone et diffecto, como fin a qua siamo; et per l'avegnire se sforzarimo non ce possi essere dato cum veritate. Ex Laude Veteri, xxvii mai 1452.
Iohannes Antonius.
Iohannes.


(a) Segue nuy depennato.
(b) Segue pensare depennato.
(c) Così A.
(d) In somma in interlinea.
(e) modi ripetuto.