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539. Francesco Sforza circa la perdita di Pavone 1452 luglio 1 apud Trignanum

Francesco Sforza conferma di aver saputo della perdita di Pavone: è una perdita di cui non fa gran caso, ma avrebbe voluto dagli uomini una dimostrazione di più fede, perché si poteva tenere detto posto, datala sua posizione e la quantità di munizioni di cui erano forniti. Scusa, invece, coloro cui scrive, essendo certo che hanno usato diligenza e cura per la conservazione della località. Non crede che i nemici intendano dare loro impaccio con tutta la gente che essi hanno. Vuole che in caso di bisogno si rivolgano a suo fratello Corrado.

Habiamo inteso per vostra littera quanto scriveti della perdita de Pavone, et la excusatione fati non è perduto per colpa vostra. Al che brevemente respondendo, dicemo che della perdita de quello loco facimo pocho caso, perché in breve recuperarimo quello et delli altri. Voressimo bene che quelli homini per honore loro, havessero demonstrato più fede che non hanno, perché intendimo potevano molto bene tenirse, sì per la forteza del loco, como anche de monitione erano bene forniti: como se sia, loro hanno ad essere delli primi che se ne pentano. A vuy non bisogna fare scusa in questo facto, perché siamo certi non gli haveti usata (a) manco diligentia et cura in servare quello loco, como haveressemo facto nuy stessi, et cossì siamo certi, venendo li inimici a trovarvi lì, gli fareti cognoscere le vostre virtute, nonobstante non dubitiamo ve vengano a dare impacio, perché havemo mandato delà tanta gente che, con quelli che gli eranno, primo farano che non solo non porano campegiare, ma serano contenti stare in li termini loro. Secondo le cose succederano, intendetivi de tucto con Conrado, nostro fradello, et a tuto fareti le provisione necessarie. Ex castris ducalibus apud Trignanum, primo iulii 1452.
Iohannes Chiapanus.
Iohannes.


(a) non gli haveti usata in interlinea.