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544. Francesco Sforza a Giovanni Filippo Fieschi 1452 luglio 14 prope Trignanum

Francesco Sforza dice a Giovanni Filippo Fieschi che, al di là delle notizie che continuamente gli dà, non ha altro da comunicargli se non che i nemici se ne stanno nella palude, donde escono per saccheggiare in località distanti dodici - quattordici miglia stancando e scorticando i cavalli. Ha deciso di cavarli fuori di lì con uno stratagemma per poterli attaccare. Gli fa sapere che il doge e la comunità di Genova gli hanno dato di buona voglia venticinquemila ducati e nutre persino speranza d'averne degli altri. Gli rivela che anche per l'opportunità di avere sussisidi auspica una pacificazione con il doge.

[ 183r] Domino Iohanni Filippo de Flischo.
Delle cose de qua, como siano successe, ne havimo dato continuamente notitia alla magnificentia vostra, como quella haverà veduto: al presente non accade altro. Li inimici sonno pur in li loro logiamenti usati, cioè in quelli padulaci, dove sonno stati tanti dì, dove stano cum tanto desconcio et sinistro quanto dire se possa, che, fral'altre cose, mandano ad sachomano lontano del campo loro xii et xiiii miglia, in modo che hanno li loro cavalli tanto attenuati che sonno mezi scorticati et ogni dì stano pegio, per modo et forma che puocho o niente se ne possono valere. Siché deliberamo cum lo ingenio et la forza cavarli delli dicti padulazi et haverli alalarga per poterse attacare cum loro, delli quali ve farimo sentire tale novella che ve piacerà.
Credimo la magnificentia vostra haverà intesa che la pratica del subsidio che ne dovia dare lo illustre signore duxe et la magnifica communitate de Zenoa è andato ad effecto, et de presenti, in questo nostro bisogno et necessità, ne subvengono de ducati xxv mila d'oro, li quali ne danno volentiera et di bonissima voglia, et ultra questi, speramo alla zornata havere daloro delli altri acconzi et commoditate. Et per questa casone, et per ogni altro rispecto, como havimo scripto et mandato a dire alla magnificentia vostra altre volte, haverissimo grande piacere et consolatione che frala signoria soa et vuy fosse bono amore et bona pace. Siché como ancorala magnificentia vostra sentirà dalli nostri ambassatori che sonno a Zenova, pregamo (a) et confortiamo essa vostra magnificentia che cum lo prefato illustre signore duxe voglia vivere pacificamente et quietamente et cum bona pace et amore. La qual cosa a nuy serà molto grata et accepta perché, cossì facendo, la magnificentia vostra serà casone che habiamo delli altri servicii et piaceri delà, che quanto importa in questi nostri bisogni, lo lassamo iudicare alla magnificentia vostra. Nuy se rendiamo certi ch'el prefato signore duxe dal canto suo se redurà a tucto quello sia iusto et rasonevele verso vuy; et dal canto nostro, havendogli da fare più una cosa che un'altra, la farimo di bona voglia. El prefato signore duxe per la stantia vostralì in quelli lochi maritimi, ha preso sospecto et umbreza: pregamo la magnificentia vostra che [ 183v] gli piacia parterse delì et ratrarsi in li altri suoi luochi, adcioché se levi questo sospecto della mente d'esso illustre signore duxe, pregando la magnificentia vostra, che tante cose ha comportate per nostro rispecto, voglia comportare ancora questo, perché li signori Fiorentini et nuy sarimo quelli che haverimo, da poy assectate le cose, fare in modo che la signoria vostra ne habia a remanere contenta et satisfacta. Data in castris nostris felicibus prope Trignanum, xiiii iulii 1452.
Persanctes.
Cichus.


(a) Segue et confortiamo depennato.