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549. Francesco Sforza a Luigi de Valperga e a Daniele Arigii 1452 luglio 18 apud Trignanum

Francesco Sforza avverte Luigi de Valperga che in quei giorni è ritornato dal Re di Francia il suo famiglio Job da Palatio, che gli ha riferito quanto ha inteso dal re circa i fatti del marchese e di Guglielmo di Monferrato. Ha atteso a mandare Iob lì, ove si trova pure Daniel, ambasciatore di re Renato, perché si aspettava di venire a conoscenza di che cosa Luigi aveva stabilito con i due signori monferrini. Impaziente di saperlo, gli anticipa l'invio del suo famiglio che gli esporrà quello che il duca pensa a proposito. Le medesime cose, con le debite variazioni si sono scritte a Daniele Arigii, oratore del re Renato.

Domino Aluysio de Valperga.
In questi dì è ritornato da nuy dala sacratissima maestà del Re de Franza el nobile Iob da Palatio, nostro famiglio, et da luy havemo inteso quanto ne ha riportato, per parte della sacratissima maestà soa, in li facti del'illustre signore marchese et misser Guilielmo da Monferrato con nuy. Et anche restassemo avisati della venuta vostra in quelle parte per questa casone, el che ne fa tanto grato quanto verun'altra (a) cosa havessemo possuto intendere, perché ove ve ritrovati vuy, ce confidiamo et siamo como certi le cose nostre non potere passare se non bene per l'amore et dilectione che ce portati. Nuy siamo indusiati fina qui a remandare lo dicto Iob perché, essendo vuy zonto lì, como è dicto, et ritrovandosegli il spectabile Daniel, ambassatore del serenissimo re Renato, expectavamo intendere como havevati facto cum li prefati signori marchese et misser Guilielmo circale cose predicte accioché, inteso il tucto, potessemo poy rimandare lo dicto Iob informato dela mente nostra. Pur, fin a qui, non havemo havuto altro, nì dalla magnificentia vostra, nì dal prefato Daniel [ 188r] che ne ha facto uno poco marevegliare. Et quantunque siamo certi che da vuy non è mancato, nì mancareti, acciochè quelle cose habiano effecto per satisfare alla volontà del serenissimo re de Franza et etiandio per l'amore che ce portati, como è dicto, nondimeno, perché siamo in continua expectatione de sentire le cose como sonno passate et passarano, confortiamo et pregamo la magnificentia vostra gli piacia solicitare et operare cum ogni cura et diligentia soa che la casone per la quale seti mancato, habia et consegua el desyderato effecto et se facia presto quello se ha ad fare in questa facenda, como se rendiamo però certi fareti, che ne serà sumamente grato et accepto. Et per questa casone solamente remandiamo lì el dicto Iob, informato della mente nostra, ala relatione del quale piacia alla magnificentia vostra credere et dare piena fede como faria ale nostre proprie. Data in castris nostris felicibus apud Trignanum, die xviii iulii 1452.
Irius.
Cichus.
In simili forma, mutatis mutandis, Danieli Arigii, oratori serenissimi regis Renati.


(a) Segue persona depennato.