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565. Francesco Sforza a Lancillotto da Figino 1452 luglio 31 apud Quinzanum

Francesco Sforza scrive a Lancillotto da Figino nell'Alessandrino di non credere alle disobbedienze a Corrado, dalui denunciate, di Moretto e Sacramoro e neppure del conte Giovanni, così come non ritiene disobbediente Giovanni da Scipione. Comunque vuole che sollecitamente si proceda alla riconquista di quanto perduto. Per una più celere ripresa di quello che deve farsi, mandaleonardo da Parma con la bombarda contessa e il bombardiere con pietre e polvere in modo che tutti ritornino all'obbedienza ducale. Fatte le accennate riconquiste ci si muova nelle terre del Monferrato, non desistendo dall'agire di giorno e di notte. Accusa ricevuta della notizia dell'invasione savoiarda di San Salvatore. Vuole che non si facciano danni alle cose del duca di Savoia, ma se si trovassero dei sudditi sabaudi nelle terre riprese, ordina che siano trattati come nemici. Ha inteso quanto gli scrive di Daniel Arigo, ambasciatore del re Renato, e del cancelliere di Gugliemo, cui Corrado ha rilasciato un salvacondotto: aspetta di intendere che diranno.

Lanzalocto de Figino in partibus Alexandrinis.
Havimo havute in li dì passati più toe littere alle quale tucto havimo resposto, como siamo certi che alla recevuta de questa haveray veduto. Noviter havimo ricevute le toe littere de dì xxvi et xxvii del presente, alle parte delle quale, respondendo, et primo, a quella del'ussire de quelle gente fuora, dicimo che nuy siamo certi che alla ricevuta, debbiano essere ussiti tucti in campo. Nonobstante che tu dice siano male obediente ad Conrado, nuy sapimo che misser Moretto et Sacramoro sonno obedienti, el conte Zohanne non l'havimo trovato ancora cossì desobediente, et cossì credimo che sia Iohanne da Scipione, siché non sapimo intendere che sonno questi desobedienti. Nondimeno vogli usare ogni tuo studio et diligentia et solicitare che se proceda allo reacquisto delle cose perdute et che se seguala victoria contralo inimico. Et perché meglio se possa seguire quello che se ha ad fare, mandiamo là Lionardo da Parma cum la nostra bombarda contessa et lo bombardero cum tucti li apparechi de prete, polvere, rechiedendo ogniuno che retorne alla obedientia nostra, et chi farà lo contrario sarà messo a fuocho et fiama, et cossì volimo che ad chi aspectarà la dicta bombarda non gli sia havuto remissione alcuna, ma messo a sachomano et ne sia facta tale punitione che sia exempio ad tucti li altri. Ultra ciò volimo che, reacquistate siano le cose supradette, se proceda al'acquisto delle cose de Monferrato et che non se gli perda tempo alcuno, né dì né nocte, ma che se gli attenda cum ogni solicitudine et diligentia perché credimo se spazarà presto ogni cosa; et tu fa che ne advisi chiaramente de passo in passo delle cose como seguirano. [ 194v] Della venuta de quelli Savoyni ad Sancto Salvatore, havimo inteso quello che tu scrivi: nuy non credimo che siano uno pezo appresso quanto tu scrivi, né che loro se movesseno a fare cosa alcuna contra nuy et lo stato nostro. Pur, sia como se voglia, volimo che alle cose del duca de Savoya non se dia impazo né molestia alcuna, pur como è facto fin qui, ma bene volimo che se gente alcuna d'esso duca de Savoya se trovasse in quelli lochi che se reacquistarano et in li altri che se acquistarano o che, per altro modo andasse traversando lo paese, li tractati como inimici.
De Daniel Arigo, ambassatore del re Renato, et del cancillero del signore Guilielmo havimo inteso quello che tu scrivi. Ne piace che Conrado habia facto lo salvoconducto allo dicto cancillero: nuy aspectarimo per vedere quello vogliono dire, et poy gli pigliarimo quelle partite ne parerà. Data in castris nostris felicibus apud Quinzanum, die ultimo iulii 1452.
Persanctes.
Cichus.
Dupplicata die primo augusti 1452.