Registro n. 13 precedente | 590 di 1330 | successivo

591. Francesco Sforza a Giovanni della Noce 1452 agosto 22 apud Quinzanum

Francesco Sforza ribadisce a Giovanni della Noce rifacendosi che con Guglielmo di Monferrato si deve venire a un accordo e non a una tregua, perché con questa egli cercherebbe di avere con l'inganno quello che non ha ottenuto con la forza, anche se sa che Giovanni è di parere contrario. Il duca si dice certo che Giovanni ha inteso quello che si è discusso a questo proposito: l'ambasciatore del Re di Francia gli ha riferito che manda 6.000 cavalli ai confini della Savoia con l'ordine di attaccarlo nel caso muovesse guerra contro lo Sforza. Uguale ordine è stato dato al governatore di Asti, nel caso in cui i signori del Monferrato non s'accordassero con lo Sforza. Informa della partenza dell'ambasciatore per per Firenze e del ritorno di Luigi dal governatore di Asti con l'ordine di rompere con i predetti signori se non venissero a una buona conclusione. Lo Sforza sollecita Giovanni a rassicurare i gentiluomini di Incisa che riavranno tutto quanto è stato loro tolto, e perché meglio intenda quanto gli ha detto, gli fa avere copia delle lettere del Re di Francia. Se si verificherà l'accordo con Guglielmo di Monferrato, Ferracuto dovrà essere liberato, in caso contrario no.

Domino Iohanni della Nuce.
Havimo recevuto in li dì passati più vostre littere, alle parte delle quali, respondendo, et primo, ad quanto ve ha dicto quello amico che gli pare che cum lo signore Guilielmo debiamo venire piutosto ad acordio che ad treuga, perché quello non ha possuto fare cum le forze cercaria farlo cum inganno; havimo ancora inteso lo parere et ricordo vostro circa ciò et le rasone che vuy allegate, cioè che, venendosse alla treuga, meritamenti li Venetiani gli pigliarano tanto odio et suspecto che may amicitia alcuna bona poterà essere fraloro, et cetera, dicimo che questo vostro parere si è scontrato et affrontato cum lo nostro et ne ha molto satisfacto, perché ve certificamo che se vuy fossati stato in lo mezo del nostro proprio cuore, non haveresti possuto dire rasone che fosse stata più conforme allo apetito nostro de quella che havereti dicta. Siamo certi havereti inteso quanto in questo facto è stato agitato fin al presente per li nostri che sonno dal canto dellà, et quello gli havimo facto dal canto nostro, dappoy è arivato qui monsignore de Vaceres, ambassatore del serenissimo re de Franza, lo quale, fra le altre cose, ne ha referito, per parte della maestà soa, como quella manda de presenti alle confine delle terre del duca de Savoya cavalli vi mila cum piena commissione che, se lo dicto duca de Savoya se move a fare contra nuy, che gli debiano rompere et fare guerra ad ogni nostra requisitione. Et ultra ciò ha portato expresso commandamento ad monsignore governatore d'Ast che, non volendo [ 205v] lo signore marchese et signore Guilielmo venire ad acordio cum nuy, como è stato rasonato, che gli debbia fare la guerra, et quanto nuy gli scriveremo et per acconcio de queste cose. Lo dicto monsignore de (a) Vaceres parte de qui da matina et va a Fiorenza, et misser Aluyse, quale ha mandato qui lo governatore predicto, retorna daluy con questa commissione che, non volendo lo dicto signore marchese et signore Guilielmo concludere, ch'el se debbia fare inanzi et rompere alli dicti signori et che se intenda cum li nostri che sonno dellà. Siché non dubitati, ma stati de bona voglia et confortati tucti quelli zintilhomini de Incisa perché, o treuga, accordio o guerra che segua fralo dicto signore et nuy, farimo che per ogni modo rehaveranno le cose loro et ancora de quello del compagno, como per altra nostra gli havimo scripto in li dì passati, atteso la ardentissima e sincera fede et devocione loro verso nuy et lo stato nostro, como sempre havimo cognosciuto per effecto, et maxime in questa nostra del signore Guilielmo. Et perché meglio intendati quello havimo dicto de sopra, ve mandiamo l'incluse copie delle littere che havimo havute dal Re de Franza, et contengono quello vederiti. Siché, non venendo costoro al'acordio predicto, speramo fare in modo che gli farimo venire cum la corregia alla golla, per forma che ve parerà habiamo vincto et de qua et dellà. Le dicte copie havimo facto retrare de franzoso in italiano.
Del facto de Ferraguto dicimo che, sequendo questo accordio cum lo dicto signore Guilielmo, bisognerà ch'el sia relaxato. In caso ch'el dicto accordio non segua, dative bona voglia ch'el dicto Ferraguto non serà relaxato, senza rasone facta cum lo hoste.
Del facto de (b) havimo inteso quello scriveti; nuy ne mandiamo qui alligata la commissione piena, como vedereti, per torre alla obedientia et devotione nostra.
[ 206r] Alle littere che ne haveti scripto, a tucte havimo resposto et non ne havimo lassato pertermettere niuna. Siamo certi che in Alexandrina non ne sonno state retinute, ma forsi porria essere che sonno malcapitate per lo camino.
De quanto haveti sequito cum quelli zintilhomini de Cacarani remanimo advisati: non dicemo altro, se non che ne commendiamo della diligentia et solicitudine chi gli haveti usata. Ex felicissimo exercitu nostro prope Quinzanum, die xxii augusti 1452.
Persanctes.
Iohannes.


(a) Segue Vacees depennato.
(b) Segue linea in cifra.