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598. Francesco Sforza a castellano di Novara 1452 agosto 22 apud Quinzanum

Francesco Sforza, pur apprezzando la sua diligenza, insiste con il castellano di Novara perché sia vigile giorno e notte e si assicuri che i suoi fanti siano veramente fidati, perché da una soffiata ha inteso che alcuni lo vogliono ingannare.

[ 208r] Nobili viro fideli castellano nostro Novarie.
Benché siamo certissimi che tu attendi diligentemente et cum ogni vigilantia et studio alla guardia de quello nostro castello, nondimanco te recordiamo de novo, confortandote a stare dì et nocte solicito et pervigile et attento alla bona guardia d'esso cum ogni tuo pensero et cura, per modo che non possa reusire mancamento veruno, et insuper vogli bene vedere et bene adiviertere se quelli fanti o compagni hay teco insieme alla guardia d'esso te sonno fideli et bene fidati. Et questo te dicemo perché siamo advisati che ce sonno alcuni che te vogliono ingannare, siché vogli vivere cum più pensero da mò inante et provedi per modo che non possi essere inganato et che remanghi securo d'esso nostro castello, carricandote de novo che (a) per fine le cose nostre sianno in li termini che sonno, che speramo in Dio farle et reducerle in più felici processi, debbi stare più continente in ti et non havere praticha né conversatione troppo cum citadini né cum altre persone, neanche abassare li ponti et pianchete al tempo della nocte. Imo in tucte queste cose deportarati cossì discretamente et cum tale intellecto, como siamo certi faray per la prudentia toa per modo che non possi reusire errore né manchamento alcuno. Ex castris nostris felicibus apud Quinzanum, die xxii augusti 1452.
Bonifacius.
Cichus.


(a) Segue fi depennato.