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690. Francesco Sforza a Daniele Arrighi 1452 settembre 19 apud Quinzanum

Francesco Sforza risponde alla lettera di Daniele Arrighi, oratore del re Renato a Genova, con cui Daniele dà notizia di essere arrivato a Genova da Mombaruzo, di quanto ha fatto con Guglielmo di Monferrato, del parere del doge di Genova e suo circal'accordo con Gugliemo, ecc. A tutto lo Sforza replica secco che se Luigi de Valperga e lui si fossero attenuti alla commissione avuta dai loro re, l'accordo sarebbe un evento già avvenuto da un mese. Per l'affare del sale, il duca ha già scritto al doge e, comunque, prenda contatti con l'ambasciatore milanese a Genova, Sceva de Curte.

Danieli Henrighi, Ianue oratori regis Renati.
Havemo recevuto la vostralettera de dì 13 del presente et inteso quello ultimamente ne scriveti della venuta vostra ad Zenova da Mombaruzo et de quello haveti facto et agitato col signore Guilielmo, et del parere de quello illustre signore duxe de Zenova et vostro circalo accordio del prefato signore Guilielmo, et cetera. Respondendo ve dicemo che nuy de tucto restamo avisati et siamo certi quello ne ricordati il faciate a bona fede, tamen ne pare alieno da ogni honestà et raxone. Ma dicemo bene, et questo è certissimo, che se Aluyse de Valperga et vuy havesti circalo accordio d'esso signore Guilielmo dicto e facto quello havevati in commissione et mandatis dalli serenissimi Re de Franza et Re Renato, già è uno mese saria concluso dicto accordio, maluy et vuy haveti guardato ad volere fare el facto d'esso signore Guilielmo et non guardare ad desfare el nostro, contrala commissione et volontà delli prefati serenissimi Re, como se vederà per effecto. Questo ve havemo voluto scrivere, acciochè sapiate nuy siamo informati delli modi haveti tenuti Aluyse de Valperga et vuy nella praticha de questo accordio del signore Guilielmo, et siamo certi dalli prefati serenissimi Re non ne havereti commendatione veruna. Tamen non dicimo altro. Nuy ne siamo sempre adaptati alle cose honeste et raxonevele né se porrà dire che da nuy sia manchato de fare (a) dicto accordio fin al presente, siché dal canto nostro non sapemo quello che dire più. Ve certificamo bene che damatina se partimo de qui et andamo verso Bressa, et speramo farvi prestissimo sentire de qua delle cose bone et relevate per il stato nostro.
Circa il facto del sale scrivemo opportune de novo al signore duxe et ad domino Seva da Corte, nostro ambassatore, col quale ve intendereti, per modo non dubitamo farà ben fructo. Ex castris apud Quinzanum, die xviiii septembris 1452.
Zanettus.
Cichus.


(a) de fare in interlinea.