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694. Francesco Sforza a Filippo Confalonieri 1452 settembre 21 apud Lenum

Francesco Sforza loda Filippo Confalonieri, commissario di Tortona, per il suo comportamento. Continui a ben vigilare la cittadella, il castello e la città. Lo rassicura della forza, avendo lui provveduto non solo per la difesa, ma anche per l'offesa, sicchè promette che gli sforzeschi campegiarano sulle terre monferrine. Se il vescovo garantisce la custodia di Stazano, non si intrometta. Gli confida d'aver fiducia nel castellano. Circa il suo fronte, il duca gli dice d'essersi mosso da Quinzano spostandosi verso Leno e che anche i nemici si sono mossi verso Brescia.

[ 251r] Domino Filippo de Confanoneriis, commissario Terdone.
Inteso quanto per doe vostre lettere ne haveti scripto et delli avisi ne haveti dati, ve respondimo che haveti facto bene et cossì ve ne commendiamo, confortandovi ad fare el simile per l'avenire. Bene ve dicemo che debbiate attendere a fare bona guardia, tanto in la citadella e in castello como in la città, in modo che né per furto né per altra via ve possa incorrere inconveniente alcuno, perché dalla forza non ve bisogna dubitare, perché havemo proveduto dellà in modo che li nostri non solamente se porrano defendere da quelli de Monferrato, ma reacquistarano le terre perdute et campegiarano le loro terre. Siché fati fare pur bone guardie, como è dicto de sopra, perché dalla forza non è da dubitare. Alla parte del reverendo monsignore de quella città, del facto de Stazano dicimo che haveti facto bene a parlare cum luy, ma volimo perhò che, promettendo luy de ben guardarla, lassati la faticha aluy, havendo perhò vuy advertentia che, quando non la faza ben guardare, in modo non possa capitare in mane delli inimici, che ne advisati, perché li provederimo. Alla parte del castellano havimo inteso e dicimo che havimo fidantia in luy. Delle novelle de qua, al presente non havimo altro se non che se siamo levati da Quinzano et siamo venuti qui aleno, quale s'era revoltata cum alcuni altri lochi, quali puniremo debitamente. Li inimici ancoraloro sonno venuti verso Bressa, et se li possiamo condure in loco che li possiamo mettere la mane adosso, ve farimo sentire altre et relevate novelle che ve piacerano summamente. Ex castris apud Lenum, die xxi septembris 1452.
Marchus.
Cichus.