Registro n. 13 precedente | 710 di 1330 | successivo

711. Francesco Sforza al Consiglio sabaudo citra montes 1452 settembre 23 apud Lenum

Francesco Sforza denuncia ai signori del ducale Consiglio sabaudo citra montes il grave comportamento avuto dagli uomini di Vicolongo, sudditi del duca di Savoia che, non solo hanno consentito il passaggio dei monferrini, ma con loro hanno invaso la terra di Casalegio razziando circa trecento capi di bestiame e fatti prigionieri molti uomini. Tutto ciò in forte contrasto con il comportamento dei sudditi sforzeschi, che è sempre stato di buon vicinato, per cui non solo si chiedela restituzione degli uomini e delle bestie, ma si chiede di far sapere se intendono o non ancora vivere amicabilmente e costumatamente con i sudditi sforzeschi.

Magnificis amicis nostris carissimis dominis de ducali Consilio Sabaudiensi citra Montes.
Nuy non possiamo fare, per la grave querella, quale ne hanno fatto l'homini nostri da Casalegio, del districto nostro novarese, che non se condogliamo et aggravemo del'homini da Vicolongo, subditi del'illustre signor duca de Savoya, quali nedum hanno dato passo alli Monferini per venire alle offese d'essi nostri homini, ma etiandio, loro stessi, more hostili, sonno andati insieme con essi Monferrini ad correre alla dicta nostra terra de Casalegio, et hanno pigliati circa trecento capi de bestie bovine et facto presoni de molti homini, et demum conducto dicta [ 257r] robaria et prexaglia alla dicta terra de Vicolongo. El quale excesso a nuy è stato molto molesto et non sapiamo dove proceda il fondamento de questo, benché nuy se rendimo certissimi che sia commesso contra ogni volontà et saputa del prefato signor duca et vostra, et perché a nuy pare pur difficile e dura cosa supportare el damno delli subditi et homini nostri, maxime facto contra ogni rasone, equità et iustitia. Pertanto ne havemo voluto avisare esse vostre magnificencie, le quale siamo certi che de questo prenderano non manco affano et molestia che nuy stessi, confortandole e pregandole che vogliano, providendo alla indemnitate d'essi nostri homini, fare liberamente et integramente restituire le dicte bestie et presoni, como siamo certi sia volontade del prefato illustre signor duca, perché, como più volte doveti havere inteso, nuy sempre havemo dicto et cossi sempre siamo stati despositi et in opinione de ben vicinare cum esso prefato signore duca et cum li suoy subditi et homini, como ancorale vostre magnificencie più volte ne hanno scripto in nome della signoria soa de volere viceversa ben vicinare cum nuy et nostri subditi, et deinde ordinare et commandare alli vostri che da mò inanti, factala dicta restitutione, vivano amicabilmente et più costumatamente verso li nostri, como li nostri farano verso loro, per modo che apertamente possiamo intendere la volontate et dispositione del prefato signore duca essere tale verso nuy et li nostri, como nuy havemo verso la signoria soa et soy subditi. Et se forse havesti altra opinione sopra ciò, che non crediemo per veruno modo, ve pregamo che ne vogliati chiarirne et avisarne, acciò sapiamo quanto nuy havimo a fare per providere alla indemnitate d'essi nostri homini. Data in castris nostris felicibus apud Lenum, die xxiii septembris 1452.
Bonifacius.
Cichus.