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779. Francesco Sforza a Giorgio de Annone, a Pietro da Pusterla e a Giovanni Andrea Bottigella 1452 ottobre 7 apud Lenum

Francesco Sforza dice a Giorgio de Annone, a Pietro da Pusterla e a Giovanni Andrea Bottigella, aulici ducali, di aver preso atto con piacere della buona disposizione del Bayli, secondo quanto riferito da Giovanni da Scipione. Ordina pertanto che gli siano obbedienti, informandolo di ogni cosa attinente alla sicurezza della città e del paese, favorendone l'ingresso in città e mostrandosi nei suoi confronti sempre ossequienti. Circa la decisione di andare a Solerio e a Quarguento a campo, si aspetta solo di sentire quello che seguirà. In merito allo strame si dicestupito che non ne abbiano fatto scorta durante l'estate, e per la bombarda provvederà a fornirne una più leggera. È soddisfatto della presa di Castelnuovo. Ha inteso che alcuni da Alessandria sono andati nelle terre monferrine: facciano sì che entro un certo tempo ritornino, pena la requisizione di ogni bene. Riguardo alla richiesta di fanti del Balivo, lo Sforza al presente non è in condizione di mandarne.

Spectabilibus viris Georgio de Annono, locontenenti, Petro de Pusterla et Iohannimatheo Butigelle, aulicis nostris dilectis.
Havemo recevuto tre vostre littere, l'una de dì xxviiii, l'altra de dì ultimo del passato, et l'altra de dì duy del presente, et veduto et inteso particularmente quanto per esse ne scriveti. Respondendovi, prima, alla parte de quello ha referito Zohanne da Sipione della optima intentione del magnifico Bayli verso de nuy, ne restamo advisati et piacene grandemente della dispositione soa. Et accioché esso magnifico Bayli habia casone de perversare de bene in meglio, volemo, et per la presente ve commettemo debiati in ogne cosa prestarli obedientia quanto faresti alla persona nostra propria, et participare cum luy de tucte le cose accaderano dellà per la salute et confermatione de quella città nostra et de tucto quello paese. Et volendo ancora luy venire dentro della città, volemo debiati lassarlo intrare et ussire a suo bel piacere con octo o deci cavalli o cum quanti luy vorrà, et non gli mettiati limitatione alcuna, che saria casone de dargli sospecto, il che, seguendo, seria uno grande guastare el facto nostro. Siché a nuy pare e volemo se debbia andare alla liberale con luy et fargli ogni grata accoglienza che ve sia possibile per molti respecti, demum fare verso deluy quello faresti verso de nuy medesmi, perché è nostro proprio facto, como poteti ben cognoscere.
[ 283v] Alla parte ch'el magnifico Bayli dica non volere andare a campo in loco dove li cavalli suo(i) habiano a stare al descoperto, et della deliberatione facta per quelli nostri conducteri de prestargli in ogne cosa obedientia, et fargli in ogne cosa obedientia, et fargli ogni acconzo, commodo, e destro che possano, et cetera, ne restamo advisati et non haveressemo potuto sentire cosa ne fosse più grata che questa, caricandovi insuper che ancora vuy debbiati, per nostra parte, admonire quelli nostri conducteri, gente, se desyderano farce cosa grata et che habiamo casone contentarse delli facti suoy, debbiano exequire et fare quanto per lo magnifico Bayli li serà ordinato et commandato, et farli tucti quelli acconzi li serano possibili, perché l'haverimo molto più caro et accepto che se lo facesseno a nuy proprii. Recordandoli insuper questo essere nostro facto, et che quelle gente francese sonno molto più desdegnose et sospectose, il perché bisogna, per fare il facto nostro, andargli cum humanità e fargli grata accoglienza et ogni bono tractamento che se possa, sforzandovi in questo dechiarili molto bene l'intentione nostra, acciò non possano poy dire nuy non fosseno advisati.
Della deliberatione presa de andare a Solerio et ad Quarguento a camp(o), non dicimo altro, se non che aspectamo sentire quello serà seguito, poyché quello della Rochetta del Tanaro non ha potuto havere votivo effecto.
Alla parte del strame per quelle nostre gente d'arme, et cetera, se recordiamo altre volte havervi scripto, maxime a ti, Zorzo, che tu dovesse avisare dicte nostre gente che se provedesseno de strame et se ne fornisseno per questa vernata, maravegliandone assay deloro che non se habiano facta qualche monitione de strame, essendo stati lì tucta estate come sonno. Siché de novo volemo debiati dirli per nostra parte se debiano fornire de strame finchè il tempo gli serve et certificarli che da nuy non sonno per havere altre stancie che quelle de Alexandrina, salvo se non se li acquistasseno.
[ 284r] Della contessa bombarda, che non se possa adoperare in quello paese per lo inverno, et cetera, ne restamo advisati et subito vederimo de mandarvine un'altra più lezera e dextra.
Che Castelnovo sia recuperato ne havemo preso piacere assay.
Ulterius intendemo sonno parti(ti) alcuni de Alexandria et andati in le terre del signore marchexe e signore Guilielmo; il perché ne pare e volemo debiati subito, recevuta questa, far fare uno bando che qualuncha, de che conditione voglia o sia in le terre delli prefati signori marchexe et signore Guilielmo, debiano retornare a casa fra el termino che vuy gli imponeriti sotto pena de rebelione et de confiscare li beni suoy alla Camera nostra, et se per caso ne tornasse alcuno, volemo tucti quelli retornarano siano mandati in confine ad Milano, et quelli che non retornarano volemo gli debiati fare bandire per nostri rebelli, et tucti li beni loro confiscarli alla Camera nostra senza aspectare altra resposta da nuy, advisandone poy como havereti facto.
Di fanti che ve rechiede il magnifico Bayli, nuy al presente non se trovamo in modo che li possamo mandare, siché bisogna se faza como se pò. Ex campo (a) nostro felici apud Lenum, die vii octobris 1452.
Iacobus Rivoltella.
Iohannes.


(a) Segue ducali depennato.