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790. Francesco Sforza a Pietro Campofregoso 1452 ottobre 7 apud Lenum

Francesco Sforza scrive a Pietro Campofregoso, doge di Genova, in merito alla notizia datagli da Sceva circa la sua disponibilità a un accordo con Giovanni Filippo. Ritorna a parlare delle faccende francesi, di cui ha discusso con l'ambasciatore genovese e Antonio da Biasca, capitano dei balestrieri genovesi. Ribadisce al doge che il re di Francia ha scritto a Firenze e a lui con offerte di aiuti, dicendosi pronto, se richiesto, a inviare altra gente, già acquartierata di qua da Lione.Per parte sforzesca si è ritenuto di corrispondere con l'invio dei fiorentini Angelo Acciaioli e Francesco Ventura e del milanese Giorgio Del Maino per ringraziarlo e per comprendere se il sovrano intende dare aiuto a re Renato. Assicura gli ambasciatori che nulla in futuro si farà con Carlo VII senza che il doge lo sappia; ribadisce che Fiorentini e lui non hanno alcuna altra intesa con il re francese. A conclusione lo Sforza ricorda il bisogno di danaro, esortandolo a dargli gli aiuti necessari al più presto.

Illustri et potenti domino tanquam fratri nostro carissimo domino Petro de Campofregoso, Dei gratia Ianuensi duci.
Siamo advisati da misser Seva, nostro oratore, de quanto la vostra illustre signoria ha rasonato et conferito cum luy et quanto liberamente la signoria vostra è condescesa al'accordio cum misser Zohanne Filippo, che siando questa cosa grata et [ 289r] commoda et utile alla signoria vostra et a quella magnifica communità et allaliga, como è, ne habiamo grandissimo piacere et ne siamo remasti molto contenti, de che rengratiamo grandemente la signoria vostra della demonstratione che circa ciò ha facto cum effecto de essere tanto liberalmente condescesa ad questo per contemplatione nostra.
Alla parte delle cose de Franza, in le quale la signoria vostra non pare essere ben chiara et rechiede pur dechiaratione (a), et cetera, dicimo che benché (b) nuy habiamo chiarito questo vostro ambassatore, quale è qui, circale dicte cose et habiamo etiandio scripto alla signoria vostra per una nostra de dì primo del presente, et cossì ancora dicto largamente al spectabile Antonio da Biassa, capitaneo qui delli balestreri della signoria vostra, et credemo che et per le relatione loro et cossì per dicte (c) nostre littere essa signoria vostra debbia remanere informata et chiara circale dicte cose, nondimeno, per maiore chiareza e satisfactione della signoria vostra et cussì nostra, ancora de novo dicemo che, havendo la mayestà del Re de Franza scripto molte littere ad signori Fiorentini, et nuy etiandio mandati tre, uno dreto all'altro, ad Fiorenza, et a nuy cum larghissime imbassate et proferte circali adiuti e favori nostri et cum effecto provedutoce, como la signoria vostra ha veduto, in mandare monsignore Bayli, governatore d'Ast, cum le soe gente, et ropto guerra contro el signore marchexe et signore Guilielmo de Monferrà proferendone etiam largissimamente che, se nuy vogliamo delle altre gente della soa maestà che sonno de qua dalione, che ne mandarà quella quantitade et numero che gli domandarimo, et cossì ne prestarà ogni altro adiuto et favore che ne bisognerà. Vedendo nuy la prefata mayestà procedere cum tanta grandeliberalità, larghezza et demonstratione effectuale verso de signori Fiorentini e nuy, è parso ad Fiorenza, et cossì (d) a nuy, de mandare ambassatori ad essa mayestà ad rengratiarla de tanta benignità et liberalità et optima dispositione et animo, quale ha monstrato et monstra verso de signori Fiorentini et nuy. Et cossì domane degono arivare da Fiorenza qui misser Angelo Azayolo et Francesco Ventura per andare alla prefata mayestà, et nuy gli mandiamo misser Zorzo del Mayno. Et ultra el rengratiare che hanno a fare [ 289v] essi ambassatori alla prefata mayestà, hanno ad intendere se la dispositione soa è de attendere et dare adiuto al re Renato circala recuperatione del regno de Sicilia, perché questa cosa se affaria grandemente per la signoria vostra et signori Fiorentini et nuy. Questa è la substantia de quello hanno a fare. Et tucto quello che circa questo, overo se altro occorrerà rasonare cum essa mayestà, la volontà et deliberatione de prefati signori Fiorentini et nostra è che de tucto quello se haverà da dicti ambassatori integramente participare cum essa vostra signoria et che essa intenda chiaramente quello che intenderimo nuy medesmi. Et da mò vi promettiamo che non si farà cosa alcuna con essa mayestà se non con saputa, conseglio et ricordo della signoria vostra et ogni cosa cum soa bona volontà et contentamento et non altramente; et ch'el se intenda et sia quello che accaderà farse cum essa mayestà per tucti tre, zoè la signoria vostra, signori Fiorentini et nuy, et tucti tre se intendiamo ad unum nolle et unum velle, zoè tre corpi et una eadem substantia; avisando e certificando la signoria vostra che fine al presente dì cum la prefata serenissima mayestà de Franza, signori Fiorentini (e) nì nuy non habiamo (f) altra intelligentia nì obligatione che quella che la signoria vostra ha intesa et veduta, avisandola ancora che per quanto habiamo havuto da questi che sonno stati mandati per la prefata serenissima mayestà del Re de Franza de qua, non troviamo che verso della signoria et casa vostra et quella comunità habia quella opinione non bona che forsi alla signoria vostra è stato dato ad intendere, immo ne pare inclynare piutosto a benevolentia, sapiando che la signoria vostra è una cosa medesma cum signori Fiorentini et nuy, siché se pur altro se haverà a fare che tucto se farà, como havimo dicto, cum saputa et bona volontà della signoria vostra. Speramo che le cose haverano havere tale fine che la signoria vostra haverà a remanere ben contenta et satisfacta; et non obstante che siamo certi che la signoria vostra crederà fermamente a questa nostralettera, nientedemeno per [ 290r] più expressione e satisfactione della mente nostra et anche della signoria vostral'habiamo sottoscripta de nostra propria mane, quella certificando et clarificando che nostra intentione e volontà è de havere li amici della signoria vostra per nostri veri e boni amici, et cussì, e converso, de havere li inimici per inimici. Et nostra firma disposicione et volontà et deliberatione è de havere quello (g) e più reguardo, cura e pensiero del'honore, stato e bene della signoria vostra che del stato e persona nostra propria, perché non dubitamo puncto, immo ne rendemo certissimi, che cossì è la volontà vostra dal canto vostro de fare verso de nuy. Unde pregamo, confortiamo e carricamo la signoria vostra che, postergata ogni dubietà quale la signoria vostra havesse havuta fino adesso, mò che setti chiarissimi et certissimi (h) del tucto, ve piaza dirizare le cose de quella città et hedificarle ad darci tucti quelli adiuti et subsidii per obtenire questa impresa che ve siano possibili, como siamo certi che la signoria vostra et quelli signori citadini per vostra prudentia, virtù e liberalità farete cum quella celerità et presteza che la necessità de questa cosa rechiede, quale siamo certi la signoria vostra cognosce meglio de nuy, quia mora semper nocuit differre paratis, perché non dubitamo, mediante la divina gratia et la raxone, che, siando nuy adiutati, che possiamo mantenere le gente de obtenire questa impresa. Questa littera haveriamo tucta scripta de nostra mano, ma per le molte occupatione habiamo, non l'havemo potuto fare, mal'havemo sottoscripta. Ex castris nostris apud Lenum, die vii octobris 1452. (i)
Ser Iohannes de Ulesis.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.


(a) Segue nostra depennato.
(b) ché di benché in interlinea.
(c) Segue nostre depennato.
(d) cossì in interlinea.
(e) Segue et depennato.
(f) Segue obligatione depennato.
(g) Segue et depennato.
(h) In A certissimi et chiarissimi con indicazione di inversione espressa con lettere soprascritte b e a.
(i) A margine: Littera directiva domino Seve pro materia de qua hic scribitur; est registrata in folio 296 in presenti libro.