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793. Francesco Sforza a Giorgio de Annone, a Pietro da Pusterla e a Giovanni Matteo Bottigella 1452 ottobre 10 apud Lenum

Francesco Sforza conferma a Giorgio de Annone, luogotenente, a Pietro da Pusterla e a Giovanni Matteo Bottigella, aulici ducali, di aver ricevute le loro lettere e appreso la notizia dell'andata di Giovanni Matteo a Sale per far condurre la bombarda a Pozolo, tenuto presente la disobbedienza degli uomini del posto, che, in altri tempi, avrebbero una memorabile punizione. In merito a quanto ha scritto loro Sceva per i duececento ducati per Abbe, escogitino ogni modo per avere tale somma ed evitargli l'affanno che lo prende al pensiero che si desse, in proposito, ad intendere al Balivo di essere dileggiato. Approvala decisione di Giorgio di pulire le fosse del castello del Castellazzo. È d'accordo su quanto hanno detto alle genti sforzesche per la fornitura dello strame e li avvertano di provvedervi in abbondanza finchè lo consente loro il tempo. Ricorda a Giorgio di essere in attesa del cavallo che hanno gli Incisa e che era di Giovanni dalla Noce. Vuole che Pietro rimangalì fino a quando Giorgio non sarà libero. Altrettanto faccialancilotto da Figino badando alle faccende dello stato. Giovanni Matteo può venirsene via, perché bastano i tre rimasti. Mantengano sempre contatti con il Balivo incoraggiandolo a proseguire l'impresa avviata. Allega una lettera dell'Acciaioli per Guglielmo di Monferrato da inviare subito.

[ 291v] Spectabilibus viris Georgio de Annono, locontenente, Petro de Pusterla et Iohanni Matheo Butigelle, aulicis nostris dilectis.
Havemo veduto quanto ne scriveti per vostre littere de dì vi e vii del presente, alle quale breviter respondendo, et prima, alla parte del'andata de ti, Zohannematheo, a Sale per fare condure la bombarda a Pozolo et della renitentia e desobedientia d'essi homini da Sale, dicimo che nuy se trovamo malcontenti d'essi homini quanto dire se potesse, et se le cose nostre delà fosseno in altri termini che le non sonno, gli daressemo tale punitione che may non se la domenticariano alla vitaloro. Ma consyderati li tempi che occorreno, non ne pare sia al presente farne altra demonstratione, perché poy col tempo se farà ogni cosa.
Alla parte de quello ha scripto domino Seva per li ducento ducati per l'Abbe, ve carricamo e stringemo debiati perforzarvi de havere dicti denari per quale via ve parerà più facile, et che se possano havere cum più celerità, perché ne havemo affanno assay in l'animo nostro per respecto al magnifico Bayli, ch'el non se desse ad intendere essere delezato, siché sforzative dal canto vostro fare ogni opera cum effecto de haverli, che non porresti fare cosa più grata. Della provisione facta per ti, Zorzo, de fare netezare le fosse del castello del Castellazo, ne piace et non dicimo altro, (a) se non voglii sollicitare siano spazate presto et farli tucte quelle provisione te parerano opportune.
Della admonitione facta a quelle nostre gente che se provedano de strame et ch'el non è possibile, et cetera, ne restamo avisati. Ben volemo perhò debiati de novo amonerli per nostra parte che se fornischano, finch'el tempo gli serve, in mazore quantità che possano, como per altre nostre ve havemo scripto.
Aspectamo la resposta de ti, Zorzo, per lo cavallo che hanno li marchesi de Incisa, che era de domino Zohanne dalla Noce.
Ceterum, tu, Pedro, volemo fine a tanto che Zorzo non è ben libero, debbi remanere lì, et lo simile scrivimo alanzalotto da Figino, et provedere a quelle cose ve parerano expediente et utile al stato nostro. De Zohannematheo non dicemo niente, perché aluy havemo scripto se ne venga a suo piacere, perché ne pare che, essendo voy tri lì, posseti molto bene supplire alle cose dellà senza luy.
[ 292r] Ve recordamo tegnati continuamente confortato el magnifico Bayli ad seguire quella impresa et farli tucte quelle grate accolientie, acconzi e dextri che farestivo alla persona nostra propria.
Mandamovi qui alligata unalettera che scrive misser Angelo Azayolo al signore Guilielmo, siché mandaritegela subito. Ex castris nostris felicibus apud Lenum, die x octobris 1452.
Iacobo Rivoltella.
Iohannes.


(a) Segue sen depennato.