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826. Francesco Sforza al doge di Genova 1452 ottobre 15 sine loco

Francesco Sforza narra al doge di Genova, Pietro Campofregoso, e ai membri dell'officio delle cose di Lombardia che è stato da lui Bartolomeo da Levanto che assai diligentemente gli ha riferito quanto gli era stato commesso e che si é dimostrato abilissimo sia nell'indagare come andavano le cose là, come nel comportarsi con lui e anche in presenza degli ambasciatori fiorentini. Ha fatto poi ritorno informatissimo di ogni cosa.

Illustri domino et magnificis dominis tamquam fratri et amicis nostris carissimis domino Petro de Campofregoso, Dei gratia Ianuensi duci, et officio rerum Lombardarum.
Illustris domine tanquam frater, et magnifici domini amici nostri carissimi, è stato qui da nuy lo spectabile Bartholomeo delevanto quale cum summa cura, studio et diligentia ne ha riferito quanto per la signoria vostra gli è stato commesso, et de ogni cosa remanimo accompimento advisati. Luy, in tucto quello che l'ha havuto da fare qui, s'è deportato tanto bene e laudabilmente, tanto in cercare e sapere in che conditione e termino se trovano le cose de qua, quanto in esserse retrovato continuamente cum nuy insieme cum li magnifici ambassatori fiorentini, quali novamente sonno partiti de qui, como havereti inteso, [ 304v] et cossì separatamente, che merita ogni laude et commendatione presso le signorie vostre. Al dicto Bartholomeo è parso, per pigliare miglior partito de tornare personaliter là per dare chiara notitia alle signorie vostre del tucto, et cossì torna informatissimo de ogni cosa, como quelle daluy intenderanno. Siché piacia alle signorie vostre de credere et dare piena fede al dicto Bartholomeo in tucto quello che exponerà per nostra parte, como alla nostra propria persona. Ex castris xv octobris 1452.
Persanctes.
Cichus.