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854. Francesco Sforza a Sceva de Curte 1452 ottobre 22 apud Calvisanum

Francesco Sforza scrive al suo oratore Sceva che continua a mandargli notizie dal suo fronte e, così, gli dice che, giorni addietro, esattamente il 19, si è portato a Calvisano, luogo di cui fanno gran caso i nemici, che, a loro volta, si sono spostati a Ghedi e promette che proverà a cavarli dalle paludi, ove si sono rintanati tutta l'estate. Il duca torna a insistere, considerato l'incalzante bisogno, perché Sceva tenti tutte le vie per avere presto i venticinquemila ducati promessi o, perlomeno, perché gliene diano subito diecimila per tacitare le genti d'arme sforzesche. Il parlare di securtate nonostante i capitoli sottoscritti, significa, nell'opinione dello Sforza, dare a divedere di non volerli osservare. Per il resto, garantito al doge che il suo pagamento sarà integramente osservato, vuole che gli si solleciti laliberazione dei millecento ducati in modo che lo Sforza ne possa beneficiare prontamente. Gli faccia sapere il motivo della missione degli ambasciatori dal re di Aragona. Quanto alla galea, di cui gli ha parlato il doge, gli pare sia una spesa superflua, faccia, però, in modo di averne qualcosa per scritto. Per il suo vivere cerchi di avere cento ducati in prestito, che poi salderà con i denari che si avranno lì. Per accontentare Andrea Benegasio, desideroso di un beneficio per il figlio Battista, ha nuovamente scritto al vescovo di Novara.

Spectabili militi et iuris utriusque doctori domino Sceve de Curte, oratori nostro dilectissimo Ianue.
Nuy ve havimo dato continua notitia delle cose de qua como sonno seguite. Al presente sapiati che l'altro hieri, che fo xviiii del presente, se levassimo cum lo nostro exercito daleno et venessimo qui a Calvisano, lo quale è luocho de grandissima importantia, et del quale li inimici ne facevano gran caso et capitale: lo quale luocho nuy havemo havuto per accordio. Li [ 314r] inimici sonno a Ghedi quale, ultra che da se stesso sialuocho fortissimo, attendone tuctavolta a fortificare più. Nuy siamo qui in sulla campagna de Montechiaro, attenderimo se possimo cavare costoro de questi paduli dove, como vuy sapeti, sonno stati tucta questa estate. Etiandio sapeti che continuamente gli havemo dato, da canto et da costa, per cavargli delli dicti paduli; et se al presente non volerano ussire fuora alla campagna et volerano pur stare imbugati, attenderimo a fare delle altre cose che gli despiacerano et che tucte tornarano in nostro honore, exaltatione e utile, et alla giornata, como seguirà, ve advisaremo.
Circa quanto ne scriveti per le vostre de dì xii, xiii e xiiii del presente, et primo, della natura e conditione de quello illustre signore duxe, dicimo che pò essere, como vuy scriveti, cioè che siano de quelli che hanno fatti li facti nostri, che non habiano conosciuto la natura della signoria soa, ma non è stato perhò che non habiamo havuto continuamente il prefato signore per nostro fratello, et mò l'havimo più che mai. Et de questo trovarà sempre molto più cum effecto che non dicimo cum parole et parne superfluo dovere circa ciò dire altro, se non che in nuy sempre se trovarano li effecti, como havimo dicto.
Alla parte del subsidio et delli modi per vuy servati circa ciò, remanemo de ogni cosa accompimento advisati. Della diligentia e solicitudine vostra ve lodiamo et commendiamo grandemente. Per altre nostre ve havimo scripto abastanza, como havereti veduto, mò, replicando, dicimo che, consyderato il nostro instante bisogno e necessità, teneati tucti quelli modi e via che ve pareno che habiano li xxv (a) mila ducati quanto più presto ve sia possibile, li quali aspectiamo cum desyderio; et fati che almeno habiamo al presente li x mila ducati, como ve havimo scripto, con ogni celerità et presteza possibile, li quali vedeti de mandarli per persona fidatissima, acciò possiamo dare qualche subsidio et adiuto ad queste nostre gente d'arme le quale, siando state oramay duy mesi che non hanno tochati denari como sonno state, lo posseti pensare con quale animo loro se ritrovino, che veramente dubitamo per la grandeza, necessità che hanno, non incorrano in uno dì in qualche sinistro et inconveniente, che saria tanto a dire, como a disturbare la victoria nostra. Et parendove siamo contenti che vuy stessi ne portati questi x mila ducati, et lassati ordinato là che per l'absentia vostra non se perda tempo al resto.
[ 314v] Alla parte della securtate che vorria el prefato signore duxe per li fanti, et cetera, a nuy pare per alcune modo de dare la dicta securtate perché, siando li capituli chiari fra nuy, como sonno, dagando le dicte securtate, daressemo ad intendere nuy medesmi ad altri che non intendesemo de observare dicti capituli et che, in qualche cosa gli havessemo contrafacto. Siché, como per altre ve havimo scripto, replicamo debiati chiarire quello prefato illustre signore duxe che nuy havemo ordinato in modo ch'el suo pagamento gli correrà integramente et che non gli sarà facto suso difficultà alcuna, como è nostra intentione. Siché pregamo la signoria soa che gli piacia farne liberare quelli millecento ducati et li altri che gli accaderano in questo nostro bisogno, che ne sarà (b) grande accontio et commoditate.
Li modi che teneti cum quelli magnifico ambassatore fiorentino ne piacene tucti et ve ne commediamo integramente, et cossì vogliamo che faciati continuamente. Ma perché luy parla alle volte molto largamente, volimo che, como da vuy, non monstrando haver havuto altro da nuy, cum belli et honesti modi gli parlati in forma ch'el habbia casone non parlare tanto largamente, como el fa, et ch'el habbia casone de retenerse uno pocho meglio ch'el fa. Questo dicimo perché el prefato duxe se ha havuto a gravare ch'el prefato ambassatore parla tanto largamente, siché in questo, dal canto vostro, usareti quella prudentia che se rechiederà.
Delli ambassatori che sonno stati deputati al re de Ragona non accade dire altro, perché credimo quello che vuy ne scriveti che, alla recevuta de questa, debbiano essere andati via. Pur volimo che vedati intendere la casone del'andata de loro, et de tucto ne dareti chiara notitia. Et avisatine che a che dì se partirono per andare dal prefato Re, avisandove che nuy non ve mandiamo quella littera che vuy ne rechiedeti, per la copia che ne aveti mandata, perché non ne pare de bisogno.
Alla parte de quello che ve ha dicto quello magnifico ambasatore fiorentino tucto havemo inteso; et non accade dire altro perché se rendimo certi ch'el signore duxe et magnifici citadini siano remasti ben chiari de quelle cose de Franza, secondo che per altre nostre ve havimo scripto.
[ 315r] Circa quanto ve ha dicto lo prefato signore dux del facto della galea, et cetera, volimo che rengratiati la signoria soa, consyderato ch'el ne pare quella spesa non bisogni, et che gli piacia prosequire lo effecto de quello che ve ha dicto, et vedati de questo havere qualche (c) chiareza che appara per scripto, acciò ne stagamo repossati in la menta nostra.
Quello rechiedeti scriviamo al prefato signore et Iohannefilippo; gli havimo scripto, como credimo che havereti inteso.
Per lo vivere vostro havimo inteso quello scriveti; nuy ve havimo scripto che vedati de trovarve là, per quello modo che ve pare, fin in cento ducati in prestito, li quali rendereti poy de quelli denari che se haverane adesso là, et simile ve dicimo per la presente.
Circalo facto de misser Andrea Benegasio havimo scripto per duplicate littere al reverendo monsignore de Novara, ancora più largamente che vuy non ne haveti rechiesto, et crediamo de havere bono effecto. Et perhò ve haveti ad intendere cum lo prefato monsignore, perché dal canto suo non mancarà in cosa alcuna.
De quello haveti scripto a Siena et Roma remanimo advisati, et ne piace quanto haveti facto. Ex castris nostris felicibus apud Calvisanum, die xxii octobris 1452.
Persanctes.
Cichus.


(a) Così in A.
(b) In A sarano con no depennato.
(c) Segue notitia depennato.