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881. Francesco Sforza a Sceva de Curte 1452 ottobre 31 apud Calvisanum

Francesco Sforza rivela a Sceva de Curte, suo oratore presso il doge di Genova, la sua soddisfazione nell'apprendere che sono stati chiariti i dubbi per i rapporti con il re di Francia sia del doge che dai cittadini genovesi. Spera che sia già in viaggio per portargli i diecimila ducati. Se non lo fosse, lasciato tutto in ordine in modo che si possa, durante la sua assenza, proseguire il recato del resto, si muova subito, perché l'urgenza d'avere quei denari è grande. Gli allegale lettere richieste da quel signore (doge) per suo fratello Paolo alla corte di Roma: se vuole qualcosa di più, glielo faccia sapere. Gli ha fatto molto piacere quanto gli ha scritto lo stesso signore (doge). Quando sarà con lui combinerà che fare circale lettere da inviare agli Spinola da Arquata e a Biagio Assereto.

Spectabili militi et iuris utriusque doctori domino Sceve de Curte, oratori nostro dilectissimo apud illustrem dominum ducem Ianuensem.
Respondendo a quanto ne scriveti per le vostre de xxiii del presente, et primo, che quello illustre signore et magnifici citadini siano remasti ben chiari et satisfacti in la mente loro de quello che monstravano essere in dubio, et cetera, dicimo che ne havimo havuto grandissimo piacere et consolatione, et non vogliamo in questa parte extenderse più ultra, perché per altre nostre havimo scripto accompimento, como siamo certi che havereti veduto, chiarendove che le signorie loro trovarano in nuy assai più effecti che parole de quello che havimo scripto.
Circali facti delli x mila ducati havimo inteso quello scriveti. Credimo che debiati essere in camino adesso per venire da nuy cum li dicti denari et, non essendo partiti, per Dio, vogliati partirve subito cum li dicti denari, atteso lo nostro grandissimo bisogno et necessità, che non porria essere maggiore, et lassati là tale ordine, che non se perda tempo al recato del resto.
Le littere che domanda quello illustre signore per lo facto de domino Polo, suo fratello, in corte de Roma, volontera et de bonissima voglial'havimo facte fare et le mandiamo qui alligate cum quello che bisogna, et cossì ne mandiamo le copie d'esse. Siché le presentarite alla signoria soa et ne advisareti se gli havimo da fare altro dal canto nostro.
[ 325r] Dellalictera che ne ha (mandato) el prefato signore, havimo havuto grandissimo piacere et consolatione; nuy respondimo alla signoria soa, perhò non dicimo (altro).
Circa lo facto de scrivere alli Spinoli de Arquà et ad misser Biasio dicimo che, como sareti qua, nuy gli pigliarimo bon partito. Ex campo nostro apud Calvisanum, die ultimo octobris 1452.
Persanctes.
Cichus.