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893. Francesco Sforza al podestà del Castellazzo 1452 novembre 8 apud Calvisanum

Francesco Sforza si lagna con il podestà del Castellazzo per i suoi comportamenti nei pagamenti del castellano dellalocale rocca, dimentico di quale importanza essa sia per lo stato sforzesco. Provveda che detto castellano abbia puntualmente quanto gli è dovuto. Altro motivo di rimprovero è doivuto a come ha agito con gli uomini che conducevano farina a Gambalero, oltre alla scarsa obbedienza che ostenta verso Giorgio de Annone, suo luogotenente. Gli impone obbedienza a Giorgio, che rappresenta il duca stesso e non gli ordina se non ciò che torna a vantaggio dello stato. Se aspira ad altri uffici, cambi registro.

[ 329r] Nobili viro potestati Castellatii.
Nuy siamo advisati delli tristi et cattivi deportamenti che tu hay facti et fay a quello nostro castellano in li suoy pagamenti, dela qualcosa prendimo grandissimo despiacere, perché, senza che de altri ti fosse dicto, doveresti pensare pur de quanta importantia è al stato nostro quelIa rocha et quello che è a dire lo tenere malcontento quello castellano, como tu fay, che non sapimo quale respecto ti mova a farlo. Et pertanto te dicimo che, per quanto hay carala gratia nostra, provedi (a) immediate che per ogni modo el dicto castellano habbia suo devere, como è la intentione nostra, et provedi da qui inanzi in forma che non habiamo casone de scriverti più sopra questo facto, perché se trovaressimo malcontenti delli facti toy.
Havimo ancora inteso li modi per ti tenuti in li dì passati verso certi homini che conducivano farina ad Gambalero et la pocha obedientia che tu day in ogni cosa a Zorzo d'Anono, nostro locontenente in Alexandria, della qualcosa se maravegliamo et dolimo grandemente de ti, che tu habbi (b) facto cossì pocho extimo de questi homini como hay facto. Et pertanto dicimo et commandiamo che da qui inanzi tu debbi credere et obedire lo dicto Zorzo como la persona nostra propria in ogni cosa, perché tu devi essere certo che luy non te commandarà may altro se non quello che concerne lo bene del stato nostro. Ultra ciò per tuo bene te ricordiamo che se tu hay in animo de volere altri officii da nuy che ti debbi deportare altramente che tu non fay in quello officio. Ex felicibus castris nostris apud Calvisanum, die viii novembris 1452.
Persanctes.
Iohannes.


(a) Segue che depennato.
(b) in A habbia con a finale depennata.