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921. Francesco Sforza a Giorgio de Annone 1452 novembre 17 apud Calvisanum

Francesco Sforza risponde alle lettere di Giorgio de Annone, luogotenente di Alessandria, e gli dice di aver inteso con piacere quello che gli ha riferito Luigi, cappellano del Balivo, della visita fatta a detto Balivo da magistro Vaso per ambasciata avuta dai signori del Monferrato e della risposta conseguita. Lo incarica di esprimere al Balivo il ringraziamento ducale per l'interessamento da lui mostrato per la causa sforzesca. Si dice in attesa del ritorno degli ambasciatori dal re di Francia. Il Balivo vuole che si raccomandi agli ambasciatori fiorentini e a quello sforzesco, reduci dal re, di avvisare il sovrano che, facendosi un accordo con il duca di Savoia, non si includa alcunché che risulti di danno allo stato sforzesco, tenendo sempre presente l'occupazione di terre fatte dal Savoia alla morte di Filippo Maria Visconti. Che Guglielmo di Monferrato sia di pessimo umore per l'insuccesso dei suoi ambasciatori presso il re di Francia, gli va bene. Date le stantie ai suoi uomini nel Bresciano, il duca si sposterà verso Gambara per accertarsi dell'andata dei nemici alle stantie. Ciò avvenuto, manderà il Colleoni sia con otto sue squadre che con dieci altre di lance spezzate all'impresa di riconquista sul fronte occidentale delle terre occupate e per l'occupazione di territori monferrini. Siccome è trascorso il periodo concesso per rimpatriare a chi si trova in territorio nemico, il duca chiarisce che cadono nella condanna di ribelli e nella requisizione dei loro beni unicamente quelli che abbandonarono il suolo patrio per migrare in terra monferrina dopo l'entrata in guerra del marchese e di Guglielmo di Monferrato o coloro che, comunque, portatisi di là, congiurano contro lo stato sforzesco. Per ragione di reciprocità, consideri ribelli i monferrini che abitano sul territorio sforzesco e collaborano con i loro compatrioti.

[ 336v] Spectabili viro Georgio de Annono, dilecto locontenenti nostro Alexandrie.
In questo presente dì havemo recevuto doe toe littere de dì viiii e x del presente et havemo veduto quanto per quelle ne scrivi, alle quale respondendo, et primo, alla parte de quanto te ha referito misser Alouiso, capellano del magnifico Baylì, del'andata de magistro Vaso ad esso magnifico Baylì et del'ambassata aluy facta per parte del signore et marchexe et signore Guilielmo de Monferato et della resposta gli ha factala magnificentia soa et del'exhortare ha facto che misser Perino da Incisa et dicto magistro Vaso vengano da nuy, et cetera, dicemo che del tucto remanimo advisati, et porray scrivere al prefato magnifico Baylì che nuy havemo havuto molto caro quanto la magnificentia soa ha seguito in questo facto, et che ne remanimo contentissimi, perché ne rendemo certi la magnificentia soa facia ogni cosa a bon fine et bene, utile et augumento del Stato nostro. Et nuy aspectaremo la venuta delli predicti et intenderimo la intentione loro, et de quanto reportarano ne serà advisata integramente la magnificentia soa. Aspectamo ancorala venuta delli ambassatori della serenissima mayestate del Re de Franza, delli quali tu ne scrive.
Alla parte del ricordo fa el prefato magnifico Baylì che debiamo avisare li ambassatori Fiorentini et nostro, mandati alla serenissima mayestate del Re che, facendo el duca de Savoya accordio alcuno (a) cum essa mayestate, sia advisata de non concederli cosa tornasse in damno nostro, et questo per respecto alle terre nostre che luy ha occupate doppo la morte del'illustrissimo signore duca passato nostro padre, et cetera, dicimo debbi rengratiare sommamente la magnificentia soa de questo recordo che ne fa per nostra parte et gli porray ben dire che, non obstante nuy ne havessemo data commissione ad essi ambassatori al'andata soalà, tamen de novo gli lo replicamo per lo breve alligato a quello del magnifico Baylì directivo ad essi ambassatori.
Che monsignore lo cardinale Andegavensis sia partito dalla mayestà del Re per venire in qua, ne restamo advisati et non dicemo altro.
Alla parte che lo marchexe e signore Guilielmo de Monferà habiano preso disconforto assay et stagano de mala voglia et habiano dubio de remanere disfacti in tucto, et questo per la retornata delli ambassatori suoy dalla mayestate del prefato serenissimo Re, dalla quale non hanno possuto obtenire cosa che habiano voluto, dicemo che se ne stanno de mala voglia hanno rasone, perché, como vederay per la inclusalista, nuy havemo date le stantie alle nostre gente qua in Bressana secondo se contene in essalista. Et cossì domane se partiremo de qua et andaremo ad [ 337r] Gambara dove staremo alcuni pochi dì per intendere et vedere se li inimici nostri andarano alle stantie, che credemo de sì per la extrema necessità che hanno del strame. Et poy facto questo, che serà presto, mandaremo a quella impresa Bartholomeo Collione cum octo soe squadre de gente d'arme, et con luy mandaremo ancora circa dece altre squadre delle nostre lanze spezate, li quali non solum serano apti e sufficienti ad reacquistare le terre nostre (b) occupate per li dicti de Monferrato, ma gli torrano delle soe et gli farano pentire del suo errore. Et de questo ne porray conferire cun quelli nostri citadini et confortarali se dagano de bona voglia et non habiano dubio alcuno che le cose nostre da ogni canto passarano de bene in meglio.
Alla parte che tu ne scrivi per la toa de dì viiii del presente ch'el termino è passato de quelli nostri subditi che sonno andati a stare sotto li nostri inimici che doveano repatriare et che segue l'ordine de confiscare li suoy beni alla Camera, et consyderato che la nostralittera che te scripsemo sopra questo facto era generale, et che vorresti essere chiarito da nuy se tucti quelli che sonno naturalmente de quelle parte nostre de Alexandrina debiano essere facti rebelli o non, te dicemo e chiaremo che la mente nostra è che siano facti rebelli tucti quelli che, dopoy ch'el marchexe de Monferrà et signore Guilielmo ne hanno rocto questa guerra sonno andati dal canto loro et facto contra el stato nostro. Non dicemo già de quelli che fosseno stati in lo territorio del dicto marchexe de Monferrà nel tempo della bona memoria del'illustrissimo signore quondam duca de Milano, nostro socero, né etiandio dopoy la morte soa fine alla roctura della dicta guerra, salvo se alcuno de questi tali havesse cercato contra el stato nostro per directo o per indirecto dopoy dicta guerra. Ancora se caso occoresse che li dicti marchexe et signore Guilielmo fesseno rebelli et tolesseno la robba ad quelli che fosseno loro subditi per natione et che havesseno delli beni sotto le forze loro et che servisseno nuy in qualche grado o che habitasseno in lo dominio nostro per qualche via, che in questo modo intendemo che tu faci rebelli et togli la robba soa confiscandola alla Camera a quelli che fosseno nostri subditi, che servisseno alli dicti signori o stesseno in le terre soe, perché volemo et intendemo siano observati quelli medesmi tractamenti verso quelli che fosseno nostri subditi per natione et stesseno in lo territorio loro o servesseno aloro in qualche grado che servarano loro a quelli che fosseno loro subditi et stesseno in nostro paese e che ne servesseno. Ex felicibus castris nostris apud Calvisanum, die xiiii novembris 1452.
Iacobo Rivoltella.
Iohannes.


(a) In A alcuna.
(b) Segue perdute depennato.