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934. Francesco Sforza a Pietro,Uberto e Galeotto Spinola 1452 novembre 25 Gambara

Francesco Sforza ricorda a Pietro,Uberto e Galeotto Spinola di averli già richiamati perché nel loro territorio, a Serravalle, certi bandezati de Genoa turbano il libero andare a Genova con grave scapito dei dazi ducali. Non diano ricetto a tali individui, dei quali, talvolta, essi stessi si fanno partecipi dei loro misfatti. Provvedano ad assicurare il tranquillo transito delle mercanzie e dei viandanti. Li avverte che se non cambieranno comportamento li coinvolgerà nella responsabilità di tanti inconvenienti che lì si lamentano.

Spectabilibus dilectissimis nostris Petro Uberto et Galeoto de Spinolis.
Nuy se recordiamo per più nostre littere havervi scripto et cossì mandato a dire per nostri messi delli lamenti che nuy havimo havuti più volte delle robbarie et excessi che sonno commessi et se commetteno alla giornata per alcuni bandezati de Zenoa in lo vostro terreno, quali continuamente turbano la via publica de Zenoa ad Seravalle cum gran damno delli datii nostri et delli viandanti, et cossì havervi scripto che volessino obviare ad tali inconvenienti et tenire secure le strate. Mò pare che non tanto gli habiati obviato, ma habiati consentito et participato de tali inconvenienti; della quale cosa havimo havuto grandissimo despiacere, et non deliberamo alcuno modo comportarla. Et pertanto de novo ve dicemo, et cossì volimo, carricamo e stringemo che debiate tenire secure et defendere le dicte strate, accioché le mercantie [ 342v] et caduna persona possano liberamente passare in lo andare e ritornare a suo piacere; et non vogliati consentire, patire né dare adiuto, favore overo recepto alli malfactori, anzi pigliarli et punirgli secondo li loro demeriti, altramente nuy ve advisamo che farimo molto ben notare tucti questi tali damni et quelli che se faranno per l'avenire, li quali tucti farimo pagare a vuy et a quelli che trovarimo essere imputati de simile cose, et gli ne darimo tale punitione che sarà exempio ad ogniuno. Ex Gambara, xxv novembris 1452.
Persanctes.
Cichus.