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940. Francesco Sforza a Carocio, Iriano e Giacomo Spinola de Luculo 1452 novembre 25 Gambara

Francesco Sforza si dice ampiamente (da ambasciatori, amici, servitori) a conoscenza della benevolenza che Carocio, Iriano e Giacomo, fratelli Spinola de Luculo, signori del borgo Fornariorum in valle Scrivia. Di recente gli hanno dato testimonianza dei loro sentimenti verso lui l'oratore genovese Bartolomeo dalevanto e il suo oratore Sceva de Curte. Ritenendoli immuni da ogni colpa per i furti e gli eccessi che avvengono sulla pubblica via che da Serravalle porta a Genova, eccessi che sono causa di notevoli discapiti per i dazi e le entrate ducali e dei gravi pericoli per gli itineranti, li sollecita a convincere gli altri, sia a non permettere che su tale strada si ripetano simili deprecati fatti, che a non dare rifugio ai delinquenti. Non si meraviglino se egli non ha risposto alle loro lettere: glielo hanno impedito i continui spostamenti logistici e i molteplici suoi impegni.

Spectabilibus et generosis amicis nostris dilectissimis Carocio, Iriano et Iacobo, fratribus de Spinolis deluculo, dominis burgi Fornariorum Valis Scripie.
Già più tempo fa, per diverse relatione a nuy facte per nostri ambassatori, amici e servitori eravamo bene informati cum quanto amore, fide e diligentia vi portati e setti portati verso le cose nostre; dil che ne reputamo esservi molto obligati, consyderatala bona volontà vostra e perfecta dispositione. Mò novamente lo magnifico oratore Zenovese, domino Bartholomeo dalevanto, elIo spectabile domino Sceva, nostro oratore, ne hanno de vuy e delli vostri amorevoli et honesti deportamenti dicto tanto, che de (a) oldere de vuy havimo havuto singulare piacere e per una obligatione ne pareva inanzi havere cum vuy. Mò per reduplicatione de amore, quale vi portamo, ne haveti ligato pur assay per certo e vi rengratiamo summamente, confortandovi a perseverare per lo advenire in questo vostro bono modo de vivere, il quale a nuy è gratissimo. Et quamvis sapiamo in vuy non essere macula, circa al facto delle robbarie e traversi se fanno tucto el dì a quella strada publica de Zenova a Seravalle, cum gravi damni delli dacii et intrate nostre et per non volere più comportare, habiamo facta unalittera generale e patente a tucti nobili, communi et homini de Valle Scrivia, non di meno sapemo ben vuy non setti del numero de quelli che consentano a simile cose. Ma perché ne recresceria a fare male a quale se sia della casa vostra, vi confortamo e stringemo vogliati persuadergli in modo che ormay cessano dal disturbo della dicta strada publica et dallo dare adiuto, favore, né recepto a malfactori perché [ 344v] altramente, ne excusamo a Dio, ma vi promettamo farimo in tale modo e via che se ne pentirano se non restano dalli modi loro usati. Et circa ciò più apieno havimo dicto ad misser Scevala mente nostra, al quale voglìati quanto a nuy proprii dare piena fede. Et non vi maravegliati se a tucte vostre littere per lo passato, cossi ordinatamente non vi havimo resposto, imperhochè per la frequente mutatione delli lozamenti e per altre nostre occupatione non gli havimo tale hora potuto bene attendere. Ma bastavi la nostra in verso vuy bona dispositione la quale, consyderando la vostra in nuy devotione e fede, continuamente sarà ad vostra consolatione e bene. Ex Gambara, die xxv novembris 1452.
Persanctes.
Cichus.


(a) Segue vuy depennato.