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982. Francesco Sforza al doge e i membri dell'officio delle cose di Lombardia 1452 dicembre 21 Cremona

Francesco Sforza sollecita il doge e i membri dell'officio delle cose di Lombardia di mandare due loro ambasciatori per partecipare, insieme con gli ambasciatori fiorentini, giunti la sera precedente, alla riunione in cui si discuterà sui provvedimenti da adottare per la conservazione dellalega. Occorre che ciò avvenga prestissimo, perché gli oratori fiorentini sono in attesa. Chiede che lo si avvisi del giorno in cui arriveranno a Pavia, perché lì sapranno dov'è il duca che raggiungeranno dove si troverà (Cremona, Lodi o Milano).

[ 360v] Illustri domino et magnificis tanquam fratri et amicis nostris carissimis domino Petro de Campofregoso, duci et officio rerum Lombardarum.
Hierisera gionsero qui li magnifici oratori Fiorentini, li quali sonno venuti per rasonare et intendere li provedimenti che se hanno da fare ad tempo novo per conservatione et mantinemento del'honore e stato dellaliga nostra. Et perché è necessario, como da Fiorenza dicono è stato scripto là, che qui siano li vostri ambassatori, pertanto, piaza alle signorie vostre prestissimo, senza alcuna dimora, mandare qui duoy vostri ambassatori perché se trovino alle descusione e diliberatione che sonno da fare, ma piaza alle signorie vostre de fare che vengano presto, perché questi magnifici oratori Fiorentini aspectano et gli rencresceria che l'aspectatione loro fosse troppo longa, pregando le signorie vostre che gli piaza de advisarne a che dì li vostri ambassatori serano a Pavia, perché nuy speramo exere prestissimo a Milano et, como loro sarano a Pavia, saperano se nuy sarimo qui, o alode, o a Milano, et lì dove sarimo poterano venire. Ma bene pregamo le signorie vostre che, como havimo dicto, gli piaza de fare che costoro vengano presto. Ex Cremona, die xxi decembris 1452.
Persanctes.
Cichus.