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990. Francesco Sforza a Ludovico da Bologna 1452 dicembre 23 Cremona

Francesco Sforza accusa ricevuta della lettera del suo familiare Ludovico da Bologna con cui gli denuncia che a Tortona ogniuno se monstra restito a pagare la tassa per due mesi, asserendo di essere troppo onerato di tasse il che non è vero, perché vi sono cittadini ben più gravati di loro. Dette tasse van pagate perché con esse si mantengono le gente d'arme. Deve ritrovarsi con quella comunità, con il vescovo e con i gentiluomini e i comuni di fuori e convincerli che non sono tartassati e, quindi, smettano di essere così duri, proprio ora che sta per arrivare il Colleoni, che, con le sue gente d'arme riconquisterà Pozo e ogni altra cosa delà e avranno la pace. Cerchi di comprendere da dove deriva tale loro renitenza a pagare.

[ 363r] Nobili familiari nostro dilecto Ludovico de Bononia.
Havimo recevuto la toalittera et inteso quello ne scrive della difficultà è de rescodere quelle taxe de Tortonese per Ii doy mesi, secondo ti havemo commesso, et quanto ogniuno se monstra restito, dicendo assay della impossibilità loro, et cetera, alla quale respondendo, te dicemo ne maravegliamo de questo, perché sanno bene loro non sonno cossì gravati como dicono et como sonno de altri nostri, alli quali pur bisogna pagare dicte taxe, senzale quale non porriamo mantenere le nostre gente d'arme et, non pos-sendole mantenire, non porressemo mantenire nuy. Siché per certo non possemo fare non ne maravegliamo de (a) quelli nostri citadini et de tucti quelli gentilhomini che siano cossì renitenti a questo et ad ogni altra cosa. Pertanto volimo che de novo te trovi cum quella comunità, col vescovo et cum tucti quelli gentilhomini et communi de fora, et gli rechederay, per nostra parte, como te commissemo, che vogliano providere che nuy possiamo havere la dicta taxa, et per doy mesi, monstrandogli, como chiaramente se gli pò monstrare, che essi non sonno stati, né sonno cossì aggravati, como loro dicono et como sonno stati et sonno del'altri nostri, siché non degono essere cossì duri, maxime che nuy mandiamo al presente delà el magnifico Bartholomeo Coleone con altre gente nostre, quale, non dubitamo, reacquistarà Pozo et ogni altra cosa delà. Siché delà haverano a remanere in pace da ogni canto. Nuy non volemo per adesso scrivere ad quella communità, né al vescovo, né a veruno altro, parendone debbia bastare quello scrivemo a ti, ma se essi starano pur difficili, vogli sforzarti de intendere dove vene, et ce ne advisi, che gli provederimo nuy. Ex castro nostro Cremone, die xxiii decembris 1452.
Zanettus.
Iohannes.


(a) Segue questo depennato.