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1007. Francesco Sforza a Francesco Gentile 1452 ottobre 21 "apud Calvisanum".

Francesco Sforza risponde a Francesco Gentile avvertendolo che Sigismondo può mandare per lo stendardo un suo messo da Boccaccino a Firenze, dove ha deciso di farlo fare. Dispiaciuto del fatto che Michele non sia ben trattato nei pagamenti dai Fiorentini, ha deciso che Diotesalvi, in procinto di recarsi a Firenze, farà di tutto perché sia accontentato. Si era inteso con Michele per l'incontro con Antonello e Pietro da Campagna, ma conosciuro il pensiero di Firenze, farà sapere ad Antonello di pazientare. Lui si è spostato da Leno e i nemici si sono portati a Ghedi e vedrà se vorranno affrontarlo, cosa che non crede. Lo informa infine d'aver provveduto alla fornitura di Carpenedolo.

[ 255r] Francisco Gentili.
Per septe lettere toe date a xxiiii, a xxvi, a xxvii del passato et vii et viii et xi del presente, quale havimo recevute in più volte restiamo advisati delle occorrentie dellà et de quanto hai scripto ale quale, benché gli accada poca resposta, pur responderimo ad alcune parte, et prima te commendarimo dela diligentia che usi in avisarne d'ogni cosa.
Ala parte delo stendardo de quello magnifico signore Sigismondo te advisamo che non bisogna che la signoria soa mandi qui da noi per questa casone, perché deliberamo farlo fare ad Fiorenza, et scrivemo per l'aligata ad Boccacino che glilo faza fare. Pò, adunca, soa signoria mandare da lui el dicto suo messo et farlo fare ad suo piacere.
Ne rencresce ch'el magnifico signore Michele sia cossì maltractato dali signori Fiorentini in li soi pagamenti, et te ne advisamo che nostro compare Detesalvi è per andare là de presente et per la via soa farimo opera ch'el sia pagato et bene tractato, como el merita et come è iusto et rasonevele, et demum farimo per lui como faressimo per noi stessi.
Ala parte de Antonello et Petro da Campagna, l'è vero che erano aconzi con noi, perché ne havevano dicto havere bona licentia dal signore miser Michele, et ancora al presente ne scriveno volere venire. Pur inteso quello ne scrive la signoria soa et etiandio ti, scrivimo al dicto Antonello che debiano havere patientia in venire da noi finché quelle gente dellà sarano alle stantie et non se debiano partire, perché in questo mezo se intenderimo con esso signore Michele.
Circa el facto de provedere a quello magnifico signore, havimo preso certa forma alla satisfatione soa, dela quale soa signoria sarà advisata da signore Luca, et è tale che siamo certi resterà contenta.
Li dì passati te scripsemo como eramo ad Leno. L'altreri venissemo qua et havimo obtenuto questa terra. El campo inimico è venuto a Ghede et lì s'è fortificato ad modo usato. Noi andarimo subito verso la campagna et vederimo se li inimici vorrano venirce a trovare, come demonstrano. Se verrano, come desideramo, vederimo se sarano gagliardi come dicono, se non venerano, come credimo, andarimo in loco che li farimo dementicare la scrimma. Te advisamo como anchora havimo fornito Carpanedolo. Ex castris apud Calvisanum, die xxi octobris 1452.
Irius.
Cichus.