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1087. Francesco Sforza a Bosio Sforza 1452 novembre 15 "apud Calvisanum".

Francesco Sforza rimprovera a Bosio Sforza il suo agire perché, avendo il duca ordinato un corretto comportamento con quanti vengono dalla parte nemica, Pietro de Marcone e Antonio de Noia, che vengono dal fronte veneziano, lamentano di essere stati derubati di cavalli e cose da Bosio. Lo Sforza gli ordina di restituire il tutto, compresi due garzoni presi a Marco e Antonio da gente del paese, ammonendolo che, in caso contrario, vi provvederà personalmente.

Domino Bosio Sfortie.
Non cessamo de meravigliarse pur assai che, dovendo tu meritamente attendere a fare el bene et honore nostro, qual deveriasi reputare tuo proprio, tu fazi el contrario, et uno forestero, el quale non ne amasse, non faria altrimenti como tu habi facto. Tu sai che havimo ordinato et facti strecti commandamenti che quelli che vengano dal canto deli inimici al canto nostro siano bene recolti et bene tractati per dare bono exemplo ad altri, et tu li robbi; et cossì ne hanno significato con grave querela Petro de Marchone et Antonio de Noya, quali venevano dal canto dellà, che tu li hai tolti doi cavalli et certe altre soe robbe, che ne dole troppo se cossì è. Pertanto volimo, se tu hai caro fare cosa a noi grata, (a) che subito, alla recevuta de questa, tu gli debbi fare restituire li cavalli et ogni altra soa cosa, senza alchuno manchamento; altramente te li mandarimo a torre con tuo poco honore. Et perché dicono che certi villani del paiese gli hano etiandio tolto doi soi garzoni, volimo che tu operi che li rehabiano. Ex Gambara, die xv novembris 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.

(a) a noi grata in interlinea su ne piaza depennato.