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1090. Francesco Sforza a Oldrado da Lampugnano 1452 novembre 14 "apud Calvisanum".

Francesco Sforza risponde a Oldrado Lampugnani in merito a quanto chiestogli a nome di Aiolfo de Orlandi di non potere affidare ad Aiolfo l'ufficio di Pontremoli perché da pochi mesi è occupato da un ufficiale che rimarrà per un po' e dopo costui l'ufficio è già stato assegnato da due anni a un fiorentino di cui è già stato designato il successore. Accontenta Aiolfo nella richiesta di una lettera per un ufficio, in genere e non specifico, data al solo uso di ostentarla, e cioè l'ufficio di Piacenza.

[ 271v] Domino Oldrado de Lampugnano.
Havimo recevuta vostra lettera, et inteso quanto scrivite in commendatione de Aiolfo de Orlandi, quale desidera obtenere da noi lo officio de Pontremulo, overo che li mandiamo la lettera de qualche offitio, quale sia senza effecto delo officio, quale intende solo de monstrare per honore, et cetera. Dicemo che lo commendiamo delli soi boni deportamenti et che lo havimo grato per le virtute soe et più altri respecti et che sempre ne troverà bene disposti a tucte quelle cose che li siano in piacere et honore, ma che lo officio de Pontremulo non pò havere perché, da poi questo officiale gli sta de presente, quale gli ha anchora ad stare uno grande pezo, gli vene uno Fiorentino quale bene dui anni passati ha havuta la lettera da noi d'esso officio et, da poi quello, lo habiamo pur concesso ad un altro che deve succedere da poi quello Fiorentino; siché per dicte casone non gli ne possiamo compiacere. Et circa ciò li respondite como vi parerà opportuno gratamente, quantuncha non sia nostra intentione de removere lo presente commissario per de qui ad bono pezo. Ala parte de mandarli la lettere de uno officio honorevole, noi gli mandiamo la lettera alligata dell'officio de Piasenza, como vederite, ma non gli mandamo dicta lettera, perché habia dicto officio, quale è dato ad altri, ma solamente perché la possa monstrare per suo honore. Quando gli haverite data dicta nostra fati che lui scriva una lettera a noi como l'habia recevuta, et che la tenerà per suo honore, ma non stringerà al'effecto et executione de dicta lettera. Apud Calvisanum, xiiii novembris 1452.
Ser Iohannes.
Cichus.