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1102. Francesco Sforza al vescovo di Modena 1452 novembre 19 Gambara

Francesco Sforza scrive al vescovo di Modena di essere stato informato da Antonio Trezzo, suo famiglio a Ferrara, della sua incertezza sull'andare a Roma o andare da lui a causa dicerie sollevate dai Veneziani. Il duca lo invita a recarsi a Roma, anche per fugare ogni sospetto nei suoi riguardi, e andare da NIcodemo che gli farà sapere quello che, per conto del duca, dovrà dire al papa e ai cardinali; lo Sforza poi farà in modo che le avversità contro di lui si convertano in simpatia.

Reverendo domino episcopo Mutinensi.
Antonio da Trezo, nostro famiglio in Ferrara, ne ha scripto et mandato una lettera che li ha scripta la signoria vostra continente come vorresti essere avisati del parere nostro circa el vostro andare a Roma, o venire da noi per li sospecti in li quali vostra signoria è posta per Venitiani; al che respondendo, dicemo ch'el ne rencresce et dole de tali sospecti et che siano casone de farvi partire da casa vostra perché havimo caro el bene vostro, como el nostro proprio. Ma aciò intendati el parire nostro in questa fazenda, dicemo ch'el ne pare la signoria vostra debia piutosto andare ad Roma che venire de qua perché, venendo de qua, se acresceria a Venitiani el suspecto et ogniuno zudicaria essere vero quello di che seti falsamente imputato et noi, de presenti, non sappiamo alcuna cosa honorevole in la quale podessimo adoperare la signoria vostra; onde che andando in corte de Roma, el dicto suspecto cessarà et li haverimo meglio el modo de adoperare et havere servitio dela signoria vostra. Piaza adunca ala signoria vostra prendere in questo facto quello partito gli parirà migliore, recordandoli che scrivemo ad Nicodomo che, andando vostra signoria ad Roma, el ve voglia dare instructione de qualche cosa habiati a dire per nostra parte ala Santità de nostro signore [ 275r] et cossì alli cardinali; et cossì vi mandiamo lettere de credenza in vostra persona. Siché andando vostra signoria, como è dicto, voglia prima fare capo al dicto Nicodemo quale farà como è dicto et l'introdurà como serà expediente, et questa serà la via de stare in corte; et noi interim ce sforzarimo de darvi dele commissione che vi serano utile et honorevole, et vederimo de adaptare el facto vostro in modo che non solamente non sarite vitato d'alcuna persona, ma quelli che haverano cercato de mettervi in suspecto, haverano caro essere vostri amici, recordandovi appresso che scriveremo al prefato Nicodemo ch'el ve porti obedientia et obedisca quanto alla persona nostra propria. Ex Gambara, die xx novembris 1452.
Irius.
Cichus.