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1123. Francesco Sforza al podestà di Caorso 1452 novembre 25 Gambara

Francesco Sforza richiama il podestà di Caorso a non rifiutare fieno ai buoi che ha mandato lì e che gli sarà pagato da Otto da Mandello secondo il giusto prezzo. Lo ammonisce che se negherà ancora il fieno ai suoi buoi, prenderà provvedimenti contro di lui.

Potestati Caursii.
Da questi dì a grande confidentia havimo mandati lì alcuni bovi del nostro carrezo perché tu gli facesse dare del feno ad sustentargli per alcuni dì fine a tanto che del conte miser Octo da Mandello, o d'altre persone, fusse extimato che gli lo pagaressimo a iusto et conpetente pretio; et cossì era la oppinione et intentione nostra, et è. Ma havendo noi sentito che tu non gli hai voluto far dare né feno, né paglia, nepur factone vista alcuna, più como se fosseno d'uno forestero, ne siamo molto miravigliati, rendendoci certissimi che questo sia al tucto contrario dela mente del dicto miser Octo, nel quale havimo piena confidentia de molto mazore cosa de questa, maxime volendo noi pagare. Et pertanto te dicemo cossì che per reprimere ogni tua audacia et temerità villanesca, se tu non farai dare del feno alli nostri bovi, te farimo el più malcontento homo che tu vedesti mai, et te darimo ad intendere quanto sia bene a cossì poco extimare noi et le cose nostre. Et bene vorrimo intendere se tu vorrai essere cossì renitente alle nostre recheste, et volimo sopratucto che subito tu ne advisi como tu haverai proveduto sopra ciò, certificandoti che non comportarimo la tua austerità, temerità et villaneza. Ex Gambara, die xxv novembris 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.