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1134. Francesco Sforza a Giovanni Pissina, podestà di Castronuovo 1452 novembre 28 Gambara

Francesco Sforza scrive a Giovanni Pissina, podestà di Castronuovo, circa la sua opposizione nel cedere i beni del figlio del defunto Giacomazzo senza autorizzazione ducale. Gli ordina di dare le biade vendute ad Antonio Trecco, e i beni mobili di Giacomazzo a Francesco da Reggio, a Battista de Azanello e a Marco dei Raimondi perché essi, nominati da Giacomazzo suoi fidecommissari, possano eseguire le sue volontà testamentarie.

Iohanne Pissina, potestati Castronovi.
Dilecte noster, habiamo oggi recevuta la tua et inteso quanto ne scrivi delle robbe et cose, quale sonno del figliolo del quondam domino Iacomazo, le quale dice non volere dare a veruna persona senza nostra licentia alla quale, respondendo, te dicimo che per nui se rendiammo certi habbii facto questo a buon fine: hai facto bene et ti ni commendiamo. Ma perché tu intendi che nostra intentione non è de volere torre cosa alchuna al dicto figliolo, al quale più tosto vorressemo nui dare del nostro per rispecto delli ben meriti de quondam suo patre domino Iacomazo verso nui, te dicimo che nostra voluntà è debii dare non solamente le biade vendute ad Antonio Trecho, ma etiamdio ogni altra robba et cose soe mobile alli nobili Francisco da Regio, Battista de Azanello et Marcho delli Raymondi, lassati per esso quondam domino Iacomazo, fidecommissarii, liberamente et senza alcuna exceptione [ 284v] né retardatione azò possano fare quanto hanno a fare secondo la testactione et ordinactione del prefato quondam domino Iacomazo. Et cusì te commandiamo debbi exequire. Et azò credi questo essere de nostra mente, habiamo soctoscripta (a) la presente de nostra propria mano Data Gambare, die xxviii novembris 1452.
Bonifacius.
Cichus.
Franciscusfortia Vicecomes manu propria subscripsit.

(a) soctoscripta ripetuto.