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114. Francesco Sforza al conte Francesco della Mirandola. 1452 gennaio 14 Lodi.

Francesco Sforza assicura Francesco della Mirandola di avere saputo quanto Diotesalvi, ambasciatore fiorentino presso Cosimo, gli ha comunicato di Giacomo, marchese di Fosdinovo, e suo genero sul fatto del castello dell'Aquila ed è in attesa di una risposta da parte di Firenze. Se lui deve intervenire per questa faccenda, glielo faccia sapere, perché lo farà volentieri. Gli fa piacere che lui con il marchese vada incontro all'imperatore che accompagnerà a Roma. Lo Sforza ricorda che aveva disposto che dall'Imperatore, a Ferrara, andassero suo figlio Galeazzo e suo fratello Alessandro, ma per il ritardo della venuta del sovrano gradirà se lo raccomanderà a sua Maestà.

[ 30r] Comiti Fransisco dela Mirandola.
Per due vostre date a viiii et x del presente restiamo advisati de quanto ve ha scripto el spectabile Diotesalvi, nostro compare, ambassatore Fiorentino presso el magnifico Cosmo, per lo facto del castel del'Aquila de Iacomo, marchexe de Fosdenovo, vostro genero; el simili etiandio ne ha referito a bocca el prefato Detesalvo, retornato da nuy. Il perché, desiderosi de intendere quello desiderati anchora vuy, cioé s'el dicto castello se debbe havere im prestito, ho liberamente, havimo scripto opportunamente a Firenza et expectiamo essere advisati in che termini se retrova quella facenda; nondimeno gli repplicaremo de novo, et della risposta che haveremo restareti advisato, et alhora porreti andare ad Firenza et governarvi come vi parerà, et nuy, dal canto nostro, como doveti pensare et essere certo, se adoperaremo volontieri et faremo sempre in vostro beneficio et di vostri, como fariamo per nuy stessi. Che siati partito per andare cum lo illustre signore marchexe al'incontro della sacra mayestà del'Imperatore, et che da poy siati per andare a Roma in compagnia dela Mayestà soa ne piace, perché in ogni loco dove ve retrovareti ce persuademo havere uno bono amico et fratello, et anche perché, andando de là, forsi havereti maior commodità de exequire la vostra facenda a Firenza, come recordati. Circha la qual cosa, se per nuy sarà da far più una cosa che un'altra, o cum littera, o cum altro, se ne saremo advisati, la faremo de bon core, come per proprio fratello, quale ve reputiamo. Nuy, como sapeti, haveamo ordinato mandare Galeazo, nostro figliolo, et Alexandro, nostro fratello, per visitare la Mayestà sua a Ferrara, et zà havevamo facti li ordini necessarii (a) et expedienti. Et perché la vinuta d'essa Mayestà, s'è pur retardata più che non se pensava, nuy etiamdio l'havevamo messa in obblivione et non havemo facte le provisione necessarie alla vinuta d'essi, pur ne sforzaremo fare quello serà possibile et li mandaremo de presente quanto più honoratamente poteremo.
De che ne havimo vogliuto advisare la magnificencia vostra et haveremo caro ne recommandati alla prefata Mayestà et ne offeriati cum tucte quelle bone et amorevele parole che vi pareranno. Data Laude, die xiiii ianuarii 1452.
Cichus.

(a) Segue per visitare la Mayestà sua depennato.