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1161. Francesco Sforza a Oldrado da Lampugnano 1452 dicembre 6 Gambara

Francesco Sforza scrive a Oldrado Lampugnani del trattamento fatto dai villani del paese ai Correggesi, accampati all'Aquila. Ha scritto ad Angilone di provveder al più presto al licenziamento dei tre balestrieri; in cosa contrario vi provvederà personalmente. Lo informa della venuta di Antonio dal Ferro che gli ha detto quanto doveva dirgli a nome di quella comunità, e presto gli sarà risposto; domani raggiungerrà Cremona dove sono alloggiati gli ambasciatori del re di Francia.

Domino Oldrado de Lampugnano.
Havemo recevute quatro vostre lettere de data iii del presente, et inteso quanto scriveti, respondemo, et primo alla parte del'aviso ne faceti deli Correzesi quali, siando in una per andare ad camparsi al'Aquila, sonno stati malmenati dalli villani del paiese, et cetera, dicemo che restamo advisati et piacene et speriamo se haverano presto a fare delli altri provedimenti che reuscirano ad damni soi, in modo se haverano accorgere delli errori loro.
Ala parte che Angilone non ha ancora licentiati quelli tre balestrieri et cetera, dicemo che gli habiamo mandato a dire circa ciò quanto acade in modo che lui vi haverà ad obedire et fare quanto gli commandarite, et non lo facendo, advisatece et li provederimo.
Alla parte della risposta del Rizo de Soragna per el facto del cavallo, havimo inteso.Non dicemo altro.
Ala parte de meser Antonio dal Ferro, oratore de quella communità, lui è stato con noy et ha exposto quanto ha havuto a dire in nome de quella communità: havimo inteso tucto; ma per altre occupatione havute non gli havimo anchora resposto, ma presto lo spazarimo, et de quello gli responderimo et conferiremo con lui ne sarite advisato.
[ 290v] Altro non gli è de novo. Questi ambasiatori del Re de Franza sonno giunti ad Cremona et lì sonno fermati, che non havimo voluto farli venire qua per el disconzo gli è de alozamenti. Domane andamo ad Cremona per visitarli et essere con loro, et de quanto haviremo da loro vi ne farimo advisato. Ex Gambara, vi decembris 1452.
Ser Iohannes.
Cichus.