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1194. Francesco Sforza al cardinale Andegavense 1452 dicembre 12 Cremona.

Francesco Sforza si scusa con il cardinale Andegavense per non aver potuto fargli l'accoglienza dovuta, ma ciò gli ha impedito di esternargli i sentimenti verso di lui per l'affetto che ha verso lui. Gli chiede di raccomandarlo al papa, e spera che voglia continuare a operare per lui, come nel passato. Impossibilitato a recarsi da lui, gli manda ad ossequiarlo suo fratello Corrado e Giovanni Ludovico, marchese Pallavicino.

[ 298v] Reverendissimo in Christo patri et domino patri nostro optimo domino G.
miseracione divina T. Sancti Martini in Montibus presbitero cardinali Andegavensi.
La signoria vostra in questa soa venuta ha facto camino non da signore, ma da cavallaro, et venuta tanto presta che non havimo possuto fare la provixione expediente et quello saria stato l'honore et desiderio nostro perché, se l'havessimo inteso per tempo, haveriamo mandato delli nostri gentil homini ad honorarla et fargli compagnia; et anche nuy, quantuncha siamo occupati in questa impresa de Bressana, haveriamo posto tal ordine ali facti nostri che sariamo possuto venire a visitarla. Siché essendo questo proceduto per la troppa presta venuta della signoria vostra, la preghamo gli piaza haverne excusati se non havemo possuto fare el debito nostro verso quella. Ben re(n)graciamo quanto sappimo et possimo la prefata vostra signoria del cordiale amore et dilectione quale ne porta et gli ne siamo grandemente obligati, certificandola che nuy siamo de simile animo et dispositione verso de ley et haverimo a caro facia experientia di facti nostri perché trovarà sempre che nuy farimo per la signoria vostra como per proprio padre che la reputiamo, certificandola apresso, quando sarà a Roma, ne voglia recommandare alla sanctità del nostro Signore et operare et fare per nuy como ha facto da qui indreto in ogni loco dove s'è retrovata, et siamo certi farà per l'avenire perché deliberamo che la signoria vostra prenda cura di facti nostri et ne possa fare et disponere como nuy stessi; et cossì se vederà per effecto. Non possendo nuy, como è dicto, vegnire a visitare la signoria vostra per le grande occupatione, mandiamo da ley Conrado, nostro fratello, et domino Zohanne (a) Ludovico, marchexe Palavicino, per visitarla a nome nostro; siché piaceli credere como faria alla persona nostra propria.
Cremone, xii decembris 1452.
Irius.
Cichus.

(a) Segue Palavicino a depennato.