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1269. Francesco Sforza a Oldrado da Lampugnano, al luogotenente e al podestà di Parma 1453 gennaio 12 Milano.

Francesco Sforza comunica a Oldrado Lampugnano, luogotenente, e al podestà di Parma che sono stati da lui gli ambasciatori di quella comunità ai quali, come apprenderanno dalla copia che gli invia, ha risposto che non può nulla sulle lamentele circa la tassa dei cavalli perché mancano alloggi per centinaia di cavalli e dall'Alessandrino al Cremonese la situazione è ancora più grave. La richiesta di suo fratello Bosio di letti e di legna non è vincolante per Parma, come per nessun'altra comunità e, invece, i suoi uomini possono fare legna dove se ne trova, escludendo gli alberi da frutto. Quanto al carriaggio, siccome è necessario che si costruisca il castello di Porta Giovia e che tutti vi contribuiscano, non è possibile che i Parmensi siano esentati. Alla richiesta di una diminuzione degli alloggiamenti dei cavalli, fatti sopra la tassa del sale, la risposta è negativa, tenuto presente del bisogno dell genti d'arme del Bresciano. Ordina loro di immettere Giorgio degli Arlotti nell'ufficio della ragioneria e facciano del loro meglio perché Giovanni de Giordani sia soddisfatto di quanto ancora gli spetta dalla comunità, nonostante le difficoltà finanziarie, per l'attività podestarile svolta.

[ 315r] Domino Oldrado de Lampugnano, locuntenenti, et potestati Parme.
Li ambasiatori de quella nostra communità sono stati qui da noy et ne hanno exposto per parte d'essa communità molte cose, ala quale communità respondimo per lettere nostre solamente a doe parte, como vederite per la copia inclusa, la continentia dele quale vogliamo debiati mandare ad executione. Alle altre parte havimo resposto a bocca alli dicti ambasiatori, pur anchora a voi vi diremo le risposte gli habiamo facte ad alcune parte, aciochè intendiati la voluntà nostra et siate informati della intentione et dispositione nostra; et primo, ala parte che quella communità se gema della tassa delli cavalli et che la vogliamo desgravare et cetera, dicemo che per le grande numero dele gente che ne trovano havere, ne manca lozamenti de molte centinaia de cavalli, et in Alexandrina, Terdonese, Pavese, Milanese, Lodesana et Cremonese mancano lozamenti assaissimi, siché per conditione alcuna del mondo non possiamo fare, perché non sappiamo dove mettere queste nostre gente d'arme, et però bisogna habiano patientia per adesso, perché saria impossibile compiacerli de questo facto.
Ala parte deli lecti et legne che li recerca Boso, nostro fratello, dicemo che noi non volimo che quella communità sia tenuta a dare lecti ad alcuno, né legne, excepto a quello che loro volesseno fare de soa spontanea voluntà. Ben volimo che dicte nostre gente possano andar ad tagliare et torre dele legne dove se ne trova, ma non volimo taglino ligname ne arbore de fructo.
Ala parte del carrezo, dicemo che, considerato che è necessario che se faza lo nostro castello de Porta Zobia et tucte le nostre cittadi et terre gli contribuiscano, noi non porressimo per condictione alcuna fargli questo perché ne saria troppo grande danno et a quella communità saria anchora grande vergogna ad non fare quello che fanno tucte le altre nostre cittade et terre, et maxime quelle che hanno altro gravamento et spesa che non ha quella nostra città.
Ala parte che quella communità ne recerca che vogliamo fare moderare li lozamenti deli cavalli che sonno stati facti sopra la tassa del sale, secundo loro dicono, dicemo che, considerato siamo tanto sotto al tempo novo come siamo, et a volere fare dicta moderatione gli va pur uno bono tempo et le nostre gente d'arme che stanno in Bressana hanno bisogno de dicte tasse per vivere, [ 315v] ne pare cosa impossibile potere adaptare et fare che questa cosa andasse como quella communità ne ha recercato per dicta casone. Siché volimo confortati quelli nostri cittadini che per questa volta habiano patientia che poi la cosa se adaptarà per modo che restarano ben contenti et pigliarassegli bono ordine.
Insuper como vederite per la inclusa copia noi volimo che Georgio delli Arlotti sia posto allo officio della rasonaria de quella nostra città in ogni modo. Pertanto volimo debiati mectere dicto Georgio alla posessione del dicto officio omnino.
Demum, perché noi havimo de presente adoperare in alcune nostre fazende miser Zohanne de Iordani il quale pare non può essere pagato da quella communità del suo salario del tempo che è stato là, volimo et commettimovi debiati provedere et fare ch'el sia pagato integramente de tucto quello resta havere, como è cosa iusta et rasonevole, et non ne pare honesto che quella communità habia facto, seu faza, gratia de quello che non aspecta ad loro; et però vogliati provedere a fare ch'el sia pagato aciochè presto possa venire da noi. Et de questo fati non habiamo casone scrivervelo et replicarvelo più. Mediolani, xii ianuarii 1453.
Zanninus.
Cichus.