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1403. Francesco Sforza a Giovanni Pietro Montebretto (1453 febbraio 15 Milano).

Francesco Sforza scrive Giovanni Pietro Montebretto, economo di Piacenza, che ha deciso di favorire il proposito delle donne che stavano nel monastero vicino a Castell' Arquato, di spostarsi in quella terra edificando un monastero, di volere che riabbiano le possessioni già prima fuori del borgo, riassegnando loro i precedenti beni.

Prudenti viro Iohannipetro de Montebretto, iconomo nostro Placentie dilecto.
A rechesta delli homini della nostra terra de Castelarquate li quali ce hanno suplicato et exposto como quelle donne che stavano nel monasterio proximo alla dicta terra se sonno reducte in essa terra et intendeno stare inseme et fare hedificare uno monastero lì (a) et habitarlo et vivere sanctamente et probatamente secondo la religione sua, nui siamo remasti contenti de relassarli lì liberamente le loro possessione et beni quali tenevano stando nel dicto monastero de fuora d'essa terra; et cussì ne è molto piaciuto che siano in questa bona dispositione et sancto proposito, al quale deliberamo essere propitii et favorevoli appresso la sanctità del nostro Signore. Pertanto volemo che ad ogni richesta delle dicte donne, o zascheuno suo messo, procuratore de questo, debbie transferirte al dicto loco et reassignarli liberamente tucte le possessioni e beni, quali tenevano stando in esso monasterio, senza exceptione alchuna. Mediolani, ut supra.
Cichus.

(a) Segue che depennato.