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1602. Francesco Sforza al podestà di Castelnuovo Piacentino. 1453 aprile 13 Milano.

Francesco Sforza scrive al podestà di Castelnuovo Piacentino su quanto riferito da Teseo, deputato sopra gli alloggiamenti, sulla affermazione fatta agli uomini del posto che, da ora in avanti, non siano tenuti, per imposizione di Tiberto, a pagare le tasse alle genti d'arme. Il duca gli ricorda che diede a Tiberto quella terra nella forma e modo con cui la teneva Giacomazzo, e questi faceva pagare le tasse al pari di come si comportavano tutti gli altri. Provveda che nulla si riformi per i giorni che rimangono prima di andare in campo.

Potestati Castrinovi Placentini.
Ne ha scripto et significato Teseo, nostro cancellero, depotato sopra li lozamenti de Piagentina, che tu hai dicto al'homini de quello luogo che, a modo in antea, non debiano respondere delle taxe aIe gente d'arme, et questo per impositione del magnifico domino Thiberto. Al che dicemo che nui havimo concessa et data quella terra a dicto magnifico domino Tiberto in quello modo et forma che la teniva la bona memoria de domino Iacomazo, el quale sempre fece pagare le taxe, como fanno tucti l'altri nostri, nemine exceptato, né vedemo modo, né via alchuna che se potesse fare altramente perché già le cose sonno assectate e preso è la forma sopra questo, e chi la volesse rimovere seria uno buctare ogni cosa in fassio et turbare el facto nostro, che non credemo sia la oppenione del magnifico domino Tiberto, né tua. Per la qual cosa te confortiamo et caricamo a dar modo e forma che se contribuischa secondo l'usato per quelli pochi dì che ce restano andare in campo, et quando serimo in campo, pigliaremo modo et forma ac tucto, secondo che vorrà esso domino Tiberto stesso quanto a questa spetialità, ma per questi pochi dì non se potria fare altramente, como credimo etiamdio serà contento esso magnifico misser Tiberto. Mediolani, xiii aprilis 1453.
Iacobus.
Cichus.