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1815. Francesco Sforza a Boccaccino e Nicodemo 1453 maggio 25 Cremona.

Si ripete, con qualche variazione, quanto disposto nella lettera in data 27 maggio 1453.

Bochacino et Nicodemo.
Havimo inteso quanto per toa lettera scrivi. Dicimo che nui scrivimo per l'aligata ali magnifici Signori x et cetera, como vederai per la inclusa copia. Siché non dicemo altro se non che vorressimo essere stati più creduti che non siamo stati, et tu sai che ce pronosticassimo quello che è incorso, zoè che ne dubitavamo del spazo nostro che non fuse de tale lungeza che ad nuy havesse a riportare vergogna, mancamento et danno, como è seguito che, siando stati (a) adiutati et attempo sarriano state fatte delle cose che non tanto che l'inimici hanno havuto Quinzano et deinde sonno andati accampo ad Pontevico. Nui semo venuti qua cum quelle gente havemo potuto radunare et gram parte sonno rimasti alli alozamenti per non le haver poduto spazare, che non possemo fare che non ce dogliamo. Pur niente de manco nui se ingegnerimo de fare qualche cosa, et se non porremo fare quello vorremo, faremo quello si porrà et speramo pur in Dio che ce concederà gratia che faremo qualche cosa.
Messer Alexandro è spazato e fornito in tucto quello li bisogna et cum lui havimo parlato et conferito de quanto bisogna, et prestissimo se adviarà et retrovarasse dellà.
Aspectamo intendere da ti quanto sarrà seguito da poi la venuta là de messer Angelo Azayolo, et maravigliamose che non habiamo havuto perfino in quest'ora notitia de cosa alcuna. Ex Cremona, die xxv maii 1453.
Ser Ioannes.
Cichus.

(a) Segue advisati depennato.