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1831. Francesco Sforza al podestà e agli Anziani di Parma 1453 maggio 31 " apud Senigam".

Francesco Sforza ribadisce al podestà e agli Anziani di Parma la sorpresa per il rifiuto di fornire i carri per il trasporto di munizioni e vettovaglie che in altri tempi, come faceva Filippo Maria Visconti, ed è consuetudine ancora, dai Veneziani, dai Fiorentini e da altri signori, fare requisire carri per necessità dello stato, come sono quelle attuali. Ritiene tale risposta negativa opera di qualcuno avverso a lui e al suo stato. Chiede infine di provvedere che Luigi Romano ritorni con i carri tassati.

Potestati ac Antianis Parme.
Alli dì passati mandamo Aloysi de Romano, nostro famiglio lì, per richedervi alchuni carri ve havimo taxati per lo carezo del campo, et però intendemo voi havete risposto et dicete de non havere il modo, né volercene mandare veruno de quilli sonno taxati alla comunità, della qual cosa ne maravigliamo et dolemo de voi grandemente ch'el ne pare doveriste pur pensare che nui non possimo suplire al carrezo del campo se non per la via delli subditi nostri, et doveresti considerare che, attempo del'illustrissimo signore duca passato voi, et cossì Venetiani, Fiorentini et mecti li altri signori et signorie toglino dalli subditi loro il carrezo del campo, né mai fo altramente consueto. Siché per certo ne dolemo troppo de voi che fazati resistentia ac quello doveti fare et che tucti li altri subditi [ 452r] nostri fanno volontiere, essendo questa cosa tanto necessaria alla salute del stato nostro, como è. De che, invero, havemo preso tanto despiacere che non porriamo scriverlo et conprendiamo chiaramente che questa resistentia, quale voi facete, overo è per non volerce voi (a) aiutare, overo per(chè) non considerati quanto questa cosa sia importantissima al stato nostro et, como havimo dicto, che non gli possiamo suplire se non per la via vostra et deli altri subditi (b) nostri, che siamo certissimi che se voi lo considerasti, non ve haveresti facto beffe delle lettere nostre et delli mandati nostri, como haveti facto, il che non possimo credere sia proceduto se non per casone de qualchuno malivolo nostro et che non ama nui né 'l stato nostro, havendo nui continuamente nel passato veduto quanto quella nostra comunità è stata prompta alli adiuti nostri in tucto quello per nui gli è stato requesto. Pertanto de nuovo per questa ve replicamo et dicemo che, havuta questa, senza contradictione et replicatione alchuna, debiate provedere nui habiamo li carri richesti, li quali, como ve deve havere dicto Aloysi, volimo pagare, et non ne date cason da scrivere più per questo, perché sarria cosa evidentissima che voi non amasti, voy, né 'l stato nostro et ne daresti cagione de mandare là ad intendere donde proceda tanta renitencia et de fare dele cosse quale farimo male volentieri, perché, como è dicto, senza il carezo dele bombarde et dele victualie non possimo fare et altramente non gli possimo providere se non per la via nostra et deli altri subditi nostri, recordandovi che se voy considerati molto bene, ve parerà ad uno ben pezo non ve habiamo dato quela parte ve tocheria, et ad questo non doveti fare renitencia voy, né nessuno altro perché, aconzandosse la cossa de qua como non dubitamo, se aconzarano et anche quele de là, et venereti ad essere solevati dali affani haviti al presente. Data in campo, die ultimo maii 1453.
Cichus.

(a) voi in interlinea.
(b) Segue dicti depennato.