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1853. Francesco Sforza ad Alessandro Sforza. (1453 giugno 3 "apud Senigam").

Francesco Sforza scrive ad Alessandro sulle lamentele di Rolando Pallavicino per le scorrerie fatte dai suoi uomini, per i furti di animali e per avere imprigionato il cancelliere mandato per tal motivo. Il duca ha risposto che tutto è avvenuto a insaputa di Alessandro al quale raccomanda attenzione per evitare che si compiano simili atti, invitandolo a restituire a Rolando ogni cosa.

Alexandro Sfortie.
Ha mandato qua da nui il magnifico Rolando Palavicino a lamentarse che per li tuoi gli è stato corso nel terreno suo et rubbato et menatoli via certo suo bestiame, tractandolo al modo inimico, et più che, havendo lui mandato ad ti uno suo cancellero per questa caxone, l'hai sostenuto, del che se ne dole et grava pur assai et dice che queste cose gli le fai fare tu per odio che li porti, bemchè non sappia de que. Ala quale lamenta nui havemo resposto che non crediamo questo manchamento sia occorso. Et essendo pur occorso, se rendimo certi sia facto contra toa saputa et consentimento: sforzandone de voler fare la excusa toa, pur in effecto se fa gayardo essere cossì; dela qual cosa non poco ne maravigliamo, ma anche ne dolemo pur assai, parendone che sopra tale cosa doveriste mectere uno pocho più suxo il pinsiero per fare che ad nui non havesse ad intervenire danno alchuno, maxime alli tempi presenti, et sapendo tu como el dicto Rollando è facto, che, siando certi lo cognossi, como nui stessi. Per il che te dicimo che debii subito fargli restituire ogni cosa del suo, et mandarai affare la schusa toa, et che non hai saputo niente, et ch'el tene rencressie. Et ad posta di homini d'arme, né de persona alcuna, non vogli assentire a cosa che ne possa reusire a danno perché sai bene che se esso a littere proxime presenti se sdegnasse ne poderia fare dele cose che ne sariano alcun mancamento. Data ut supra.
Bonifacius.
Cichus.