Registro n. 14 precedente | 1931 di 1952 | successivo

1931. Francesco Sforza a Sceva de Curte 1453 giugno 17 "apud Senigam".

Francesco Sforza si compiace con Sceva de Curte per la notizia della rotta dei "marcheschi" nel Veronese, e concorda con Sceva per il rilascio di coloro che erano in compagnia dello spagnolo. Per quel che riguarda Silvestro, il duca gli dice di aver dato il salvacondotto a Martino che è andato ad Asola. Riferendosi alla lettera del doge di Genova, gli ricorda la opportunità di usare riservatezza nel trattare argomenti importanti. Manderà a Genova un suo uomo che nell'andata passerà da lui. Non crede che Bonifacio sia in Polcevera. Gli va come ha esaminato Piero de Campesano e vuole che il mattino dopo Piero vada con due cavalli da lui e per invogliarlo, gli scrive la lettera che gli allega e che Sceva gli leggerà. Si dice informato che Martino voleva parlare con Michele Chiappone.

[ 478v] Domino Sceve de Curte.
Havimo ricevuta vostra lettera del dì xvi del presente, et inteso quanto scritto, respondemo che de l'adviso ne havimo dato della rotta deIi marcheschi erano in Veronese, ne piace ve sia stato grato et che per quella havete cognosciuto chi n'è stato contento et chi non, dicemo che senza tale novelle se cognosceno chi monstra bom volto et chi non. Speramo presto farvene sentire delle altre che non ve piaceranno meno de quelle.
Alla parte della examinatione facta ac quelli preti erano in compagnia de quello Spagnolo et che Ii havete Iicentiati, haveti facto bene.
AIla parte de Silvestro, homo d'arme del conte Iacomo, et cetera, dicemo che Martino è venuto qua; nui Ii havimo facto iI salvoconducto et è andato via ad AsoIa.
Alla parte della lettera ve ha scripta lo iIlustre signor doge de Zenova, dicemo che la signoria sua ha a cora ad nui, et perché sonno cose de importantia, non ne pare dovere scrivere per Iettere perché non (a) accapitassino maIe, né in sinistro. Per la qual cosa havimo deliberato mandare là uno de nostri Io qual quando mandarimo che farà Ia via da voi che Ii porreti parlare.
De l'adviso ne facete del signore Bonifatio che sia in Polcevera, et cetera, vi dicemo che non lo credemo.
Alla parte della parte (b) della examinatione facta contro Piero de Campesano restamo advisati, (c) havete facto bene. Vogliatelo mandare con doi cavalli de soi acompagnato domatina, et perché vegna più volontiera, nui gli scrivemo l'aIigata che vegna, como intendirete, la quale gli Iegeriti voi.
Alla parte de quello Martino che haveva la conmissione de parlare a Gabriel Chiappone, restamo advisati, non dicemo altro, se non che tignati ad mente Ii motivi che farà e advisatene. Ex castris apud Senigam, die xvii iunii 1453.
Ser Iohannes.
Cichus.

(a) Segue ne pare depennato.
(b) Così A.
(c) restamo advisati ripetuto e depennato.