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1946. Francesco Sforza al podestà di Calistano 1452 dicembre 26 Cremona.

Francesco Sforza comanda al podestà di non costringere Tondello a rinnovare il contratto di affitto per le terre che hanno lui e suo padre dalla Camera e da Alberto Orlando, già commissario lì, e non vuole che induca gli abitanti del comune a pagare per l'ordine dato di andare a Parma per accordarsi con il castellano di Vigolone per un debito, per il quale si accordarono senza muoversi.

Domino potestati Calistani.
Tondello, portatore de questa, se grava che tu (a) lo voli strengere ad renovare et accrescere el ficto de quelle peze de terra, quale ha luy et lo padre dalla Camera nostra, quale have da Alberto Orlando, nostro commissario allora in quelle parte, et confirmategli poi per noi; di che te dicemo che non vogli molestarlo per dicta rasone, né dargli impedimento alchuno, et non intendimo che sia facto pezo a lui che ali altri che sonno in simile grado de luy, anzi sia tractato meglio. Ceterum pare che vogli agravare quello comune ad pagare la pena de uno commandamento factoli, che devessero andare ad Parme ad acordare el castellano nostro de Vigolone de certi denari deveva havere, di che loro se acordarono con lo castellano et non bisognò andasseno ad Parma. Di che, siando cossì, non volimo che Ii molesti, né che Ii gravi ad pagare dicta pena, né de zò darli impedimento alcuno. Cremone, xxvi decembris 1452.
Ser Iohannes.
Cichus.

(a) Segue non depennato.