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238. Francesco Sforza al vescovo di Parma 1452 febbraio 21 Milano

Francesco Sforza, avuta da Giovanni Zabolo informazione che il vescovo di Parma si dice impossibilitato di corrispondergli quanto richiesto, scrive al vescovo dicendo di ritenerlo in grado di dargli più di quanto domandatogli e aggiunge che, date le possibilità vescovili, si sarebbe aspettato una spontantanea offerta; conclude che quanto più presto gli farà avere i duecento ducati tanto più accetti li avrà.

Domino episcopo Parmensi.
Iohanne Zabolo, nostro citadino Parmesano, circha la richesta quale vi habiamo facta de subventione de ducati ducento d'oro, ci ha referto per parte della reverenda vostra paternità como quella non ne pò subvenire de dicti dinari, né ha la facultà, né habilità de farlo, et molte sì facte excuse le quale, nel vero, nuy non admettiamo et non possiamo se non maravigliarse dela reverentia vostra perché, havendovi facta tanta instantia et persuasione per quello vostro messo, el quale fu qua da nuy, et factovi intendere le rasone et casone che ne inducono, anzi ne stringeno al presente, credevamo et rendevamosi certi che, non solamente rechiesto, ma da vuy stesso spontaneamente et per l'amore che sempre ve habiamo portato et portiamo, ne l'havesti subvenuti de dicti dinari et anche de maior summa et maxime, facendovi canto della restitutione, como diximo al dicto vostro messo. Pertanto di novo confortiamo et caricamo la reverenda paternità vostra, cum quella maiore instantia che possiamo, che ne vogliati subvenire de dicti ducati cc et, quanto più presto el fareti, tanto più l'haveramo caro et accepto, et ad quisti nostri bisongni, che tanto sonno grandi, como sapeti et conosceti, non essere tardo, né freddo, per(chè) altramente la reverenda paternità vostra ne darìa materia de prendere altro comcepto et altra oppinione de vuy, che pur ne sarìa forte et difficele a credere. Data Mediolani, die xxi februarii 1452.
Christoforus de Cambiago.
Cichus.