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239. Francesco Sforza a Luchina dal Verme 1452 febbraio 22 Milano

Francesco Sforza scrive a Luchina dal Verme in merito a Stefano Sacco che, ritenendosi da lei maltrattato e non adeguatamente retribuito, si è sistemato presso il marchese. La rassicura, comunque, che di quello che spettava a lui, avrà uomini d'arme e lance spezzate; quanto al denaro le dice che sebbene Boccaccino e lui non sono stati in campo, tuttavia hanno servito come se lo fossero stati. E perché essi hanno avuto lo stesso delle altre genti d'arme, Stefano era degno di avere ben più delle milleduecento lire che Luchina dice ha avuto. Lo Sforza pertanto esorta Luchina a lasciarlo andar via in pace.

[ 60r] Domine Luchine de Verme.
Inteso quanto la magnificentia vostra scrive dei fatti de Sthefano Secco, ve respondemo che, parendo ad esso de esse maltractato da vuy et non gli essere facto il dovere, è ben vero ha preso partito ai facti suoy et aconciose cum lo illustre signore marchexe; de che semo stati contenti, cognoscendo nuy se faceva per i facti vostri, chè altramente non lo haveriamo consentito per cosa al mondo, anzi l'haveriamo obviato et sturbato omninamente, perché non se fa per la magnificentia vostra havere sì grossi condutieri; et de quello spectava a luy, haveriti homini d'arme et lanze spezate che meglio s'affaranno al facto, ad che provederimo et darimo el modo siati certa et non dubitati de ciò. Del dinaro, ve dicimo che advengha Boccacino et luy non siano stati in campo, tamen hanno servito et meritato, come gli fosseno stati, et havendo havuto loro quanto hanno havute l'altre nostre gente d'arme, da aquistato el dominio de Mediolano in qua, haveria meritato molto più che non sonno libre mcc, quale scrive la magnificentia vostra havere havute. Siché ne pare non debiati altramente far mentione più de ciò et lassiarlo andare liberamente senza alcuna molestia et impazo, ad che ve exortamo et confortamo. Data Mediolani, die xxii februarii 1452.
Ser Fazinus.
Cichus.