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247. Giovanni Paiolo a Francesco Sforza 1452 febbraio 19 Milano.

L'ufficiale delle bollette di Piacenza, Giovanni Paiolo, scrive a Francesco Sforza informandolo che da un fedele servitore dello stato venne a sapere che Travasone Malossero, uomo filoveneziano, nel 1450, parlando con persone degne di fede disse che tra non molto Milano sarà di Venezia. Richiesto da Paiolo di conoscere altre persone che sentirono le parole di Travasone, il suo amico gli presentò due persone che ricordavano distintamente che quando Trovasone era in piazza, guardando San Marco, dipinto sopra la torre delle ore, e gli domandava: "ben, Evangelista, come passano li facti?", gli rispondeva che andavano bene e che presto la città sarebbe stata di Venezia. Se per caso il Travasone ritornava in piazza e si dimenticava del San Marco, questi lo richiamava. Tutto ciò l'ufficiale racconta al duca che viene sollecitato a fare interrogare il filoveneziano.

[ 62r] Domino duci Mediolani.
lo non poria may tacere che non recordasse ala signoria quello ch'io sento contra el stato suo. Ozi, parlando io cum uno fidele servitore et amatore dela signoria, havessimo ad recordar più cose. Finalmente ello me disse haveva inteso da persone dingne de fede che de l'anno MCCCCL, andando quello dicte persone ad solazo de verso le mure dela cità insieme cum uno chiamato Travasone Malossero, marchesco fino a l'anima, hebbe el dicto Travasone a dire che el non se dubitava che, infra pocho tempo, che questa cità seria della signoria de Venesia, et ch'el faria che quilli li quali gli hanno despinto de suso la sua porta Sancto Marcho, gli lo fariano fare de oro, et cetera.
Intendendo io queste tale parole, m'è parso che costuy non senza casone le dicesse perché el è uno de quilli haveva provisione dalla signoria de Venesia. Dissi a quello amico parlava meco: "Fa ch'io parla cum alcuni de quelli hanno olduto dire ad Travasone le dicte parole". Subito ne venne duy et, cum suo sacramento, me disseno havere olduto el dicto Travasone dire quelle parole et assay altre, quale non se recordano bene, salvo ch'el disse che quando elIo veniva alla piaza, el guardava verso la figura de Sancto Marcho che è sopra la Torre dele Ore del borgo in questa cità, et lo salutava et li diceva: "Ben, Evangelista, como passano li facti?" Et luy diceva che passariano bene et questa cità saria presto dela signoria. Et se lo dicto Travasone per ventura non salutasse Sancto Marcho, luy lo domandava, et molte altre assay patìe me hanno dicto quisti duy. Unde, perché tal male parlare pur non fa zovamento alcuno ala signoria vostra, quantunca no li potesse nocere, non ponno fare li fideli servitori della signoria vostra, che non si condogliano che tale cative persone siano lassati cum li altri.
Se la signoria vostra scrive al locotenente suo qua che lo axamine et piglie quelle informatione el porà, se trovarà molti chi diranno di costoy che se deve dire de cadauno infidele al suo signore. Io, per mio debito, scrivo questo et ala signoria vostra me recomando. Ex Placentia, xviiii februarii 1452.
Excelse dominationis vestre fidelissimus servitor Iohannes Paiolus, offitialis bulectarum Placentie.