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248. Francesco Sforza agli Anziani e ai presidenti di Piacenza 1452 febbraio 22 Milano.

Francesco Sforza risponde agli Anziani, presidenti agli affari di Piacenza, che per quel che concerne i dazieri del dazio delle bestie, imprigionati per certi denari del detto dazio, li rimanda alla risposta data loro dai Maestri delle entrate. Quanto ai dazieri che trattengono duecentocinquanta lire per il restauro di un mercato che Antonio Malvicino fa fare a Nibiano, dice di non saperne nulla e domandino per tale motivo ai Maestri delle entrate. La notizia che Giacomo da Piaza da Parma gli abbia fatto richiedere Gropparello e altre terre è inesatta perché la concessione è stata fatta a un altro nel modo e nella forma seguiti da Filippo Maria Visconti; nessuna novità, ma secondo una prassi usata dal duca passato quando diede terre ad Antonio da Pisa.

[ 62v] Antianis Presidentibus civitatis Placentie.
Havimo recevute le vostre lettere contenente più parte, ale quale respondendo, et primo, ala parte deli datieri del datio dele bestie, quali se agravano essere substenuti per certi dinari del dicto datio, dicimo che li Maestri dele nostre intrate ve debono havere scripto quanto sia da fare superinde; ita che se exequisca quanto loro ordinaranno. Alla parte che dicti datieri retengono libre ccl per restauro d'uno merchato qual fa fare Antonio Malvicino a Nibiano, dicimo che, se dicto merchato se fa, non ne sapemo nulla, neanche se fa per nostra concessione; siché non volimo per questo se facia restauro a dicti datiari, et se se pretengono che dicto Antonio Malvicino gli facia torto, vengano a domandare raxone alli Maistri delle intrate nostre, et gli sarrà facta. Ala parte de Iacomo da Piaza da Parma, che ne habia facto rechiedere in contado Groparello et quelle altre terre, ve dicimo che de ciò siti mali informati perché non è vero, ma ben è vero che le havìmo concesse ad un altro ìn quello modo et forma che altre volte concesse la bona mìmoria delo illustrissimo signor duca passato, del che non ve doveti agravare, perché non è cosa nova, né princìpiata da nuy, ma dal signore passato, el quale le dede al conte Antonio da Pixa in quella forma che l'havimo nuy data de presente a quello. Data Mediolani, die xxii februarii 1452.
Cichus.