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267. Francesco Sforza a Luchina dal Verme. 1452 febbraio 26 Milano.

Francesco Sforza ricorda a Luchina dal Verme i cinquemila ducati dovuti per suo fratello Alessandro, intendendo che vi si vuol provvedere per via dei gualdi, via che ha lunghi tempi, mentre il bisogno è attuale. Se non può dare tutto, dia a Michele, cancelliere di suo fratello, quanto può.

Domine Luchine de Verme.
Como sapeti ve havimo facta advisare et scrivere che havemo cinquemila, cioé 5000, ducati deli danari, quali ne doviti dare al magnifico misser Alexandro, nostro fratello, cum animo ch'el gli dovesse havere per metterse im puncto, come gli havimo ordinato.
Et perché sentimo ch'el non gli ha havuti et anche non gli essere posto fin a mò ordine ch'el gli possa havere presto, segondo rechiede el bisongnio, ne siamo maravigliati et anche se ne dolìmo perché se guasta ogni nostro ordine et desingno perché, havendo nuy provisto alli altri nostri, se credevamo che anchora ad nostro fratello fosse bene proveduto per questa vostra via; et pezo ne fa, non intendimo (a) che gli faciati provisione, salvo per la via de gualdi, quale andaria mò troppo alla longa, non havendo comenzato già più dì passati in modo che non satisfarà al bisogno presente. Et pertanto ve pregamo, confortiamo et stringimo et caricamo che de presente gli vogliati far provisione, non aspectando la via de gualdi, che serìa troppo longa, como havimo dicto.
Et se non potiti al tucto, almancho de quella più parte che potiti, vogliati far contento ser Michele, cancellario del prefato miser Alexandro, nostro fratello. Mediolani, xxvi februarii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.

(a) non intendimo ripetuto.