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275. Francesco Sforza al capitano della cittadella di Piacenza. 1452 febbraio 29 Milano.

Francesco Sforza scrive al capitano della cittadella di Piacenza della malattia della moglie di Sceva, da cui si sta riprendendo. Si dice disposto a mandare dei medici o qualsiasi cosa di cui bisogni. Mentre si aspetta la venuta di Sceva gli ordina di sigillare le sue casse perché non abbia a capitare alcun danno alle cose sue.

Capitaneo citadelle Placentie.
Havemo inteso la donna de misser Sceva, tuo fratello, essere stata in caso de morte, et anchora stare amalata gravemente; del che ne è rencresciuto et ne havemo quello despiacere che haveressimo d'una nostra cosa propia. Pertanto volìmo che, recevuta questa, la conforti per nostra parte ad stare di bona voglia et actendere al guarire presto et gli diray per nostra parte che, bisognando, gli mandiamo de qui o medici, o più una cosa che un'altra, che ne advisi, che gli la mandarimo presto, et cussì de bona voglia come se ne fosse figliola. Ulterius perché infra la vinuta de misser Sceva, quale sarrà presto, perché la mayestà del'Imperatore [ 69r] se ne tornarà presto indreto, non potesse o per via de famegli, o per altra via, occorrere sinistro alcuno in le cose sue, volìmo che cum quella miglior via te parerà fazi serrare et sigillare le sue casse perché non possa in dicte sue casse occorere sinistro alcuno per forma che, alla retornata sua, non trova mossa cosa alcuna delle sue ma trova el tucto in tal forma che habia casone de comendarte de dilligentia et solicitudine. Data Mediolani, die xxviiii februarii 1452.
Marchus.
Cichus.